Obbligo di vaccinazione anti-Covid, per la Corte Costituzionale è legittimo

L’obbligo di vaccinarsi contro il Covid? Per la Corte Costituzionale non era irragionevole né sproporzionato.

E il governo lo ha imposto legittimamente per tutelare la salute di tutti i cittadini.

Così hanno stabilito i giudici della Corte. Respinti dunque tutti i ricorsi che contestavano l’adozione del decreto (convertito poi in legge dal Parlamento) con cui ad aprile 2021 l’esecutivo di Mario Draghi aveva introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il green pass per lavorare.

Una decisione arrivata ieri al termina di una camera di Consiglio durata un’intera giornata. Una seduta più lunga dell’udienza dell’altro ieri, col confronto tra gli avvocati dei ricorrenti e quelli dello Stato. Un dettaglio indicativo della discussione approfondita tra gli stessi giudici sulle singole questioni sollevate attorno ala normativa. Ma alla fine è arrivata la “promozione” per le controverse misure. Aspramente contestate dai contrari all’obbligo vaccinale, prima con manifestazioni di piazza e poi con le istanze giunte alla Corte Costituzionale.

I tre «fronti» su cui doveva decidere la Consulta

Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale – Meteoweek

La Corte doveva pronunciarsi su tre questioni. In attesa della pubblicazione delle sentenze – prevista nelle prossime settimane – un comunicato ha anticipato in maniera sintetica le motivazioni alla base della decisione del “giudice delle leggi”.

La prima riguardava la presunta incostituzionalità dell’«Impossibilità per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa quando non implichi contatti interpersonali». In questo caso la Corte ha risolto la questione con una dichiarazione di «inammissibilità per ragioni processuali». Vale a dire che i giudici costituzionali non sono neanche entrati nel merito della questione sollevata. Hanno bocciato invece il metodo del ricorso. Con ogni evidenza nell’ordinanza con cui il Tribunale amministrativo della Lombardia si è rivolto alla Consulta sono presenti dei difetti che impediscono di entrare nel merito del contenuto.

Obbligo vaccinale: non irragionevole né sproporzionato

Mentre per la seconda questione, il comunicato afferma che «sono state ritenute non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario».

I giudici della Consulta, come già avvenuto in passato per altre epidemie, hanno giudicato dunque congruo e legittimo il bilanciamento tra interessi individuali e collettivi nell’obbligare a vaccinarsi per lavorare. A prevalere sulle riserve dei singoli è stata l’esigenza di tutelare la salute di tutti i cittadini. E le possibili reazioni avverse ai vaccini non sono considerate «intollerabili» se è previsto un indennizzo per gli eventuali danni avuti.

Legittimo non dare l’assegno ai lavoratori sospesi

Stessa musica anche nella terza questione esaminata dai giudici costituzionali: «Ugualmente non fondate sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico».

Il che vuol dire che non è illegittimo anche il mancato assegno di mantenimento ai lavoratori non vaccinati rimasti a casa senza stipendio. Assegno assicurato invece a chi subisce provvedimenti disciplinari o condanne penali. Anche in questo caso prevale l’interesse collettivo su quello individuale.

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