La notizia è arrivata dal dizionario statunitense Merrian-Webster. La ricerca del termine “gaslighting”, nel 2022, ha avuto un notevole incremento rispetto all’anno precedente.
Secondo il Merrian-Webster, uno dei più rinomati dizionari statunitensi, la parola dell’anno è “gaslighting”. Sul sito, la ricerca del termine ha conosciuto un incremento dell’1,740% rispetto all’anno precedente. Ma che cosa significa? In italiano è impossibile utilizzare una sola parola per poter tradurre il termine.
Il “gaslighting” consiste nella manipolazione psicologica di una persona da parte di un’altra, che riesce a far dubitare la vittima della sua stessa percezione della realtà e dei suoi stessi ricordi. Le vittime di “gaslighting” arrivano a perdere la loro autostima. Si ritrovano a vivere in preda alla confusione. Il risultato è una dipendenza emotiva nei confronti dei propri carnefici e una sfiducia totale in se stessi.
L’origine del termine “gaslighting”
L’origine del termine è da attribuire all’opera teatrale “Gaslight” del 1938. Ad essa hanno fatto seguito due adattamenti cinematografici, usciti nel 1940 e nel 1944. L’ultimo di questi è arrivato in Italia con il titolo “Angoscia”. La trama racconta di un marito, Gregory Anton (Charles Boyer), intento a manipolare psicologicamente la moglie, Paula Alquist (Ingrid Bergman).
Il protagonista, colpevole dell’omicidio della zia della moglie, ricorre a diversi sotterfugi per portare quest’ultima a perdere la ragione. A partire dalla costrizione di restare segregata nella loro lussuosa abitazione. Tra i vari stratagemmi, Gregory convince la cameriera Nancy (Angela Lansbury), sua amante, ad abbassare le luci a gas (“gaslighting”) di casa, per poi far credere a Paula di essersi inventata tutto.
Il termine “gaslighting” è stato utilizzato per anni in ambito scientifico e psicologico. In Italia, la rivista di psicologia Psicoadvisor è stata la prima a dedicare un articolo al tema. Il “gaslighting” è stato definito come una “forma di violenza psicologica silenziosa” che porta una persona a provare “angoscia, impotenza, frustrazione” finendo con l’essere vittima “di un abuso senza accorgersene”.
Il “gaslighting” al giorno d’oggi
Oggi il termine ha acquisito una nuova popolarità e si è ampliato dall’ambito psicologico a quello politico. La nostra era è sempre più caratterizzata dalle fake news – alle quali, in molti casi, si aggrappano anche gli esponenti politici – come ha reso evidente il periodo della pandemia di Covid.
Il “gaslighting” è lo strumento adatto a prevaricare sull’altro portandolo a dubitare di se stesso per spingerlo a credere a ciò che si desidera. Per questo motivo politici come Donald Trump, grazie al quale la parola è tornata in voga, ne hanno fatto (e continuano a farne) largo uso.
Già ai tempi delle accuse ad Hillary Clinton e Barack Obama durante la sua campagna elettorale, l’ex presidente degli Stati Uniti è stato il protagonista di numerose polemiche. La sua reazione davanti al risultato delle elezioni di due anni fa – ovvero metterne in dubbio la legittimità e spingere i suoi sostenitori alla rivolta – lo ha reso il “gashligher in chief” secondo la CNN.