Ritorno al futuro. La NASA ha intenzione di tornare là, nel primo e unico satellite naturale della Terra, ma in un altro modo rispetto al 21 luglio del 1969.
La National Aeronautics and Space Administration spera di riportarci sulla luna per un soggiorno prolungato, tramite il suo programma lunare Artemis, ma devono ancora essere risolti molti aspetti logistici.
Fra gli ostacoli più impervi, il materiale effettivo che gli astronauti dovranno usare per costruire una base lunare permanente, che richiederà una serie di considerazioni ingegneristiche. E’ qui che entrano in gioco le stampanti 3D. Grazie alle ultime, recenti, scoperte, gli organizzatori di Artemis potrebbero almeno risparmiarsi un sacco di lavoro di scarto di materiali tra la Terra e la Luna, stampando in 3D i blocchi di costruzione del campo base, direttamente sulla superficie lunare, usando detriti e acqua salata.
La regolite lunare
Secondo un annuncio all’inizio di questa settimana tramite l’Università della Florida centrale, un team del Dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale ha sviluppato un nuovo materiale da costruzione composto in parte da regolite lunare: le rocce sciolte, la polvere e altri detriti che ricoprono la superficie della Luna. Utilizzando sia la stampa 3D che un metodo chiamato tecnologia binder jet (BJT) in cui un legante liquido (in questo caso acqua salata) viene infuso in un letto di polvere lunare fornito dall’Exolith Lab di UCF, il gruppo del professore associato Ranajay Ghosh è stato in grado di produrre mattoni resistenti a pressioni fino a 250 milioni di volte superiori a quelle della nostra stessa atmosfera.
Sebbene i mattoni cilindrici inizialmente prodotti siano relativamente deboli, farli esplodere con un calore di 1200 gradi Celsius li ha rafforzati abbastanza da essere uno strumento valido nelle presunte strutture che la NASA spera di stabilire sulla Luna, come una cabina modulare e una casa mobile. “Questa ricerca contribuisce al dibattito in corso nella comunità di esplorazione spaziale sulla ricerca dell’equilibrio tra l’utilizzo delle risorse extraterrestri in situ e il materiale trasportato dalla Terra“. Parola di Ghosh. “Più sviluppiamo tecniche che utilizzano regolite, più capacità avremo nello stabilire ed espandere i campi base sulla luna, su Marte e su altri pianeti in futuro“.
Oltre alla stabilità strutturale, uno dei principali vantaggi sarebbe una drastica riduzione dei costi dei materiali per la base lunare Artemis. È molto più economico produrre sulla luna invece traportare materiale e navicelle, portando tutto dalla Terra. Di recente la Nasa, proprio al riguardo, ha chiuso un importante accordo con la texana ICON, per lo sviluppo del progetto Olympus: la partnership permetterà di stampare infrastrutture sulla Luna, ma anche su Marte.