Arriva la risposta del capo politico del Movimento Cinque Stelle a chi lo accusa di aver legittimato l’abusivismo edilizio a Ischia col decreto emergenza del 2018.
Non c’è stato nessun condono, si difende l’ex presidente del Consiglio che all’epoca guidava il governo gialloverde targato Lega e 5s.
Botta e risposta tra Enrico LetTa e Giuseppe Conte sul condono del 2018. Il segretario dem aveva puntato il dito sulla decisione del governo gialloverde (il primo guidato da Conte) di legittimare l’abusivismo edilizio che nella tragedia di Ischia ha giocato, ha detto Letta, una “parte terribile”.
Il leader pentastellato però non ci sta e diffonde sui suoi canali social un video per rispondere alle accuse. Conte se la prende coi politici che in queste ore, mentre ancora si scava nel fango, se la sono presa con lui. Dopo averli ascritti alla “sempiterna categoria degli sciacalli”, Conte nega di aver “sanato edifici abusivi”.
“Niente di più falso”, dice. L’ex premier si difende spiegando che il cosiddetto Decreto emergenza del 2018 “non contiene nessun condono né ha riaperto i termini per essere riammessi a vecchi condoni”. Gli unici governi a fare condoni, insiste il capo politico dei Cinque Stelle, sono stati fatti da altri governi. Da quello guidato dal socialista Bettino Craxi nel 1985 e dai governi targati Silvio Berlusconi (per due volte: nel 1994 e nel 2003).
Invece la norma del 2018, puntualizza Conte, era necessaria perché la ricostruzione post-terremoto a Ischia era “rimasta completamente paralizzata”. Da qui la necessità, prosegue il leader pentastellato, di “capire a chi poter dare il contributo pubblico per la ricostruzione dell’immobile danneggiato dal terremoto del 2017 e a chi non era possibile darlo perché proprietario di un immobile abusivo”.
La norma del governo gialloverde aveva stabilito che lo Stato doveva dare risposta entro sei mesi per “dire una volta per tutte quali immobili sono conformi alle norme quali invece andavano demoliti”. Conte passa poi alle cifre: con la norma introdotta dal Conte 1 nel 2018 sono state accolte solo 6 domande sulle circa 1.400 presentate per la ricostruzione delle abitazioni danneggiate o andate distrutte. Una conferma del fatto, chiosa l’ex premier, “che se un immobile era abusivo prima è rimasto abusivo dopo”.
Conte rispedisce al mittente accuse più “tecniche” come quella sui riferimenti, nella norma del 2018, alle procedure di valutazione alla legge del 1985. Un fatto vero, riconosce, ma che serviva soltanto a “creare una uniformità procedimentale”.
Infine c’è l’affondo contro “un certo modo di fare politica non trova nulla di meglio in queste ore in cui si è appena consumata una grave tragedia che colpiva gli avversari politici avventandosi su falsità e menzogne rilanciati ad arte”. Un modus operandi che il leader dei 5s bolla una volta ancora come “sciacallaggio”.
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