Una nuova inchiesta dopo che nei giorni scorsi, Cappato ha accompagnato un anziano malato a morire in Svizzera con il suicidio assistito.
Dopo la sua autodenuncia di sabato scorso, Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Cascioni, è indagato per aiuto al suicidio. La ragione è che nei giorni scorsi, ha accompagnato in Svizzera, per il suicidio assistito, un uomo di 82 anni, Romano, malato gravemente, da tempo, di Parkinson.
Si tratta di una nuova inchiesta a carico di Cappato, come riporta La Stampa, già indagato per la stessa ragione in merito al decesso di una donna malata terminale di cancro occorsa l’estate scorsa, nella clinica Dignitas di Zurigo, in Svizzera. Un’altra indagine a Milano, dunque, sul tesoriere dell’associazione Coscioni, e se il Parlamento non approverà una norma, arriverà anche una quarta inchiesta, il prossimo mese. Questo perché, Soccorso civile, uno degli enti di cui Cappato è responsabile, aiuterà un’altra persona che ha appuntamento in Svizzera per il suicidio assistito.
Cappato, dopo la sua autodenuncia alla caserma Compagnia Duomo, a Milano, ha detto:«Devo chiedere aiuto, le persone che ci contattano sono sempre di più. Questo non è problema che si può nascondere sotto il tappeto, ma è sempre più un problema urgente. Spero che ci siano altre persone pronte ad assumersi questa responsabilità».
Cappato era già stato indagato per un caso simile a quello dell’82enne, sempre dopo sua autodenuncia. Si tratta del caso di Elena Altamira, 69 anni, malata terminale di tumore deceduta in Svizzera la scorsa estate con la pratica del suicidio assistito. Per questo caso, Cappato non ha avuto notizie né in merito alla chiusura dell’inchiesta, né in merito a una possibile richiesta di archiviazione.
Sempre come riporta La Stampa, il legale e segretaria dell’Associazione Coscioni, Filomena Gallo, ha spiegato che Romano, 82enne, non faceva parte dei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale del caso Cappato-Dj Fabo per accedere al suicidio assistito nel nostro Paese. Ecco perché Romano, con l’accompagnamento di Cappato, si è recato in Svizzera «grazie a un’autovettura di trasporto speciale per disabili che mi è stata portata da Reggio Emilia a Milano, sono andato a prendere Romano, l’ho caricato e ho fissato la carrozzina», ha spiegato Cappato stesso. «La moglie di Romano è salita in macchina con me. Non poteva fare altrimenti perché aveva bisogno di continua assistenza».
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