Un gruppo di madri russe lanciano una petizione online contro la guerra in Ucraina: “Basta dolore, sangue e lacrime! Siamo contrarie alla guerra, non possiamo chiudere gli occhi davanti a ciò che sta succedendo”.
Un gruppo di madri di soldati russi ha scelto di unirsi a un gruppo di attivisti per chiedere il ritiro delle truppe di Mosca dall’Ucraina. A sostegno di questo importantissimo appello, domenica è stata lanciata una petizione online, proprio in occasione della festa della mamma in Russia. “Da nove mesi va avanti la cosiddetta ‘operazione militare speciale’, che porta distruzione, dolore, sangue e lacrime“, si legge nel comunicato ufficiale.
La campagna, organizzata dal gruppo di resistenza femminista russa contro la guerra, è stata pubblicata sul noto sito Change.org ed è indirizzata ai parlamentari delle commissioni competenti della Duma di Stato e del Consiglio della Federazione. Nello specifico, si legge nella descrizione della pagina dedicata, la petizione si appella principalmente a Svyatenko Inna Yurievna (Presidente del Comitato per la politica sociale del Consiglio della Federazione) e Ostanina Nina Alexandrovna (Presidente del Comitato per la famiglia, le donne e i bambini della Duma di Stato).
L’appello disperato delle madri russe: “Dobbiamo proteggere diritti e libertà”
La petizione, che nel giro di poche ore aveva raccolto domenica ben oltre le 1.500 firme, conta attualmente 5.059 sostenitori, con un obiettivo stabilito da raggiungere pari a 7.500 firme. “Mothers against war” è al momento una delle petizioni più sostenute sul portale, e vuole battersi a sostegno della pace. “Da nove mesi va avanti la cosiddetta ‘operazione militare speciale’, che porta distruzione, dolore, sangue e lacrime”, si legge nella descrizione. “Tutto ciò che accade in Ucraina e in Russia preoccupa i nostri cuori. Indipendentemente da quale sia la nostra nazionalità, religione o stato sociale, noi – le madri della Russia – siamo unite da un desiderio: vivere in pace e armonia, crescere i nostri figli in un ambiente pacifico cielo e non aver paura per il loro futuro”, prosegue la nota.
“In molte regioni le famiglie dei mobilitati hanno dovuto provvedere autonomamente alla raccolta dell’equipaggiamento per i propri uomini da mandare a morire, comprando tutto a proprie spese, anche i giubbotti antiproiettile. Chi provvederà alle famiglie che hanno perso i loro capifamiglia? Conosciamo la risposta – tutte queste difficoltà saranno un peso aggiuntivo sulle spalle già sovraccariche delle madri!”, spiega il gruppo di attiviste.
Attiviste e madri che si trovano continuamente “costrette a bussare umiliantemente alle porte delle amministrazioni cittadine“, con lo scopo di riportare a casa i loro figli, i loro mariti. Nessuno, però, le ha mai ascoltate. “Siamo contrarie alla partecipazione dei nostri figli, fratelli, mariti, padri in questo orribile conflitto. Dobbiamo proteggere i diritti e le libertà delle madri e dei bambini, non possiamo chiudere gli occhi davanti a ciò che sta succedendo”, si legge ancora nella petizione.