I clan chiedevano una sorta di “affitto” agli inquilini degli alloggi popolari. E chi non pagava veniva picchiato per essere cacciato via.
Così è scattata l’ondata di misure cautelari: più di una sessantina i provvedimenti eseguiti da polizia e carabinieri.
È culminata oggi con 63 misure cautelari la tranche delle indagini coordinate dalla Dda di Napoli sul cartello camorristico De Luca – Bossa – Casella – Minichini – Rinaldi – Reale. Si tratta dell’indagine partita alla scoperta di atti intimidatori a danno di cittadini di Ponticelli, quartiere della periferia est di Napoli. I camorristi chiedevano loro somme di denaro per mantenere o ottenere degli alloggi popolare.
Di fatto i clan pretendevano una sorta di “affitto” dagli abitanti. Chi non pagava veniva cacciato in maniera violenta. Chi non versava il “canone” ai mafiosi si vedeva picchiare. Servivano migliaia di euro, con tanto di quota di mantenimento da versare al clan, per poter accedere o rimanere negli alloggi popolari. E per costringere gli inquilini “morosi” a levare le tende i malviventi non esitavano a fare ricorso alle maniere forti. Così erano botte e violenze agli inquilini, anche quando erano indigenti o avevano figli in tenera età.
Scattano le misure cautelari per i camorristi
Così è partita l’ordinanza cautelare nei confronti di 63 destinatari. Sono indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi.
A eseguire l’ordinanza sono stati gli agenti della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. In particolare gli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato Ponticelli della Questura di Napoli e i militari dei Nuclei investigativi dei Carabinieri di Napoli e Torre Annunziata.
Per 57 persone il provvedimento ha disposto la custodia cautelare in carcere, 2 invece gli arresti domiciliari. In quattro si sono visti notificare il divieto di dimora nel comune di Napoli. L’ordinanza giunge a conclusione di ampia attività investigativa, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, scattata nell’aprile 2016 dopo un sequestro di droga e di alcuni manoscritti all’interno di una delle case in cui avveniva la gestione dell’attività illegale dell’organizzazione criminale. Un gruppo attivo nella parte orientale della città partenopea. Col tempo l’indagine si è poi allargata arrivando a raccogliere importanti elementi di prova sul cartello camorristico.
Un secondo filone dell’indagine è partito a settembre 2020 dopo alcuni atti intimidatori subiti dai confronti di cittadini del quartiere Ponticelli. I mafiosi chiedevano loro somme di denaro. In cambio avrebbero potuto mantenere o ottenere degli alloggi popolari. La nuova tranche dell’inchiesta ha consentito di accertare come il clan sussista e continui a portare avanti le attività illecite.