Non c’è solo quota 103 nel pacchetto previdenziale della manovra di bilancio varata dal Consiglio dei ministri.
C’è anche un’importante novità sulle rivalutazioni degli assegni: via i tre “scaglioni” precedenti, spazio a sei nuove fasce di reddito. Ecco chi ci rimetterà e chi invece si vedrà rivalutare al 100% l”assegno.
Quota 103 – che scatterà col 1° gennaio 2023 – è la nuova formula introdotta nella prima manovra di bilancio dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Permetterà di uscire in anticipo dal lavoro a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Nel pacchetto previdenziale però c’è anche dell’altro: in particolare si “pensiona” l’attuale schema di rivalutazione (a “tre scaglioni”) delle pensioni. Una decisione che, mantenendo la rivalutazione piena per gli assegni fino a 4 volte il minimo, va a favore delle pensioni più basse. Al tempo stesso c’è però un taglio progressivo e inesorabile pe le pensioni che superano quota 2.625 euro lordi.
Partendo dalle pensioni minime (attualmente pari d 525 euro al mese), queste verranno aumentate dell’1,5% nel 2023 e del 2,7% nel 2024. Tenuto conto dell’indicizzazione, le pensioni più basse dovrebbero salire a 570 euro nel 2023 e circa a 580 l’anno successivo.
La legge di bilancio per il 2023 e il 2024 ha introdotto un nuovo meccanismo per calcolare l’adeguamento delle pensioni. La nuova modalità cancella i tre scaglioni e prevede sei nuove fasce. Col 1° gennaio 2023 solo alla prima fascia dei pensionati sarà assicurata una piena rivalutazione. In questa fascia rientrano gli assegni fino a 4 volte il valore della pensione minima erogata dall’Inps (circa 525 euro). Si tratta cioè delle pensioni che si aggirano sui 2 mila euro lordi. Queste saranno rivalutate al 100%. Una quota che cala all’80% per i trattamenti pari o inferiori a 2.625 euro (le pensioni pari a o inferiori a 5 volte il minimo). La quota scende ancora (al 55%) per gli assegni compresi tra i 2.626 e i 3.150 euro (5-6 volte il minimo), calando al 50% per le pensioni tra i 3.151 e i 4.200 euro (7-8 volte la minima). E così di seguito: rivalutate al 40% le pensioni tra 4.201 e 5.250 euro (tra 8 e 10 volte la pensione minima) e infine al 35% per gli assegni che superano quest’ultima soglia.
Come spiegato all’inizio, con la legge di bilancio dal primo gennaio del prossimo anno scatterà quota 103, che sostituisce quota 100 (scaduta a fine 2021) e quota 102 (in scadenza a fine dicembre di quest’anno). Con quota 103 si potrà andare in pensione con 62 anni di età + 41 anni di contributi versati. Chi decide di accedere a quota 103 non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte la minima (circa 2.850 euro) fino alla maturazione dei requisiti pensionistici ordinari.
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