Dai foschi presagi del mancato accordo di Binance, il più grande scambio di criptovalute al mondo, per salvare FTX, al suo crack, il passo è stato breve. Ma che succederà ora.
FTX è stata una azienda per lo scambio di criptovalute costituita ad Antigua e Barbuda e con sede alle Bahamas. Vantava oltre un milione di utenti, senza dimenticare che gestiva anche FTX.US, uno scambio separato disponibile per i residenti negli Stati Uniti.
La scorsa settimana, l’exchange di criptovalute ha presentato istanza di fallimento e il suo amministratore delegato, Sam Bankman-Fried, si è dimesso, una caduta prevedibile dopo il dietrofront di Binance, ma il botto è stato veramente forte. Il nuovo amministratore delegato di FTX, John Jay Ray III, ha dichiarato di non aver mai visto “un fallimento così completo del controllo aziendale”. Più dell’implosione di Enron nel 2001. Per capire l’entità di tale crack, è inevitabile cercare prima di capire cos’è stato FTX.
Uno dei più grandi scambi di criptovalute al mondo. Consentiva ai clienti di scambiare valute digitali con altre valute digitali o denaro tradizionale e viceversa. La società aveva costruito la propria attività su opzioni di trading rischiose che non sono legali negli Stati Uniti. Ma la domanda sorge spontanea. E adesso? Sono a rischio i risparmi di centinaia di migliaia di clienti che hanno depositato i loro averi sulla piattaforma FTX. Finora il team di Ray si è assicurato circa 740 milioni di dollari di criptovaluta appartenenti a parti dell’attività di FTX, una somma definita “solo una frazione” di ciò che si sperava di recuperare. Un danno per l’intero mondo delle crypto: basti pensare che il prezzo di FTT, un token di criptovaluta nativo per FTX, è sceso di oltre il 90% dall’8 novembre, gli stessi bitcoin sono crollati del il 19% a novembre, peggio ha fatto Ether, con un eloquente -24%.
“Si stima che solo in Italia siano andati persi circa due miliardi di euro”. Così se ne parla sulle colonne de La Repubblica, secondo cui si sta parlando di un danno enorme. “Sembra che tutti coloro che si sono registrati sulla piattaforma da maggio 2022 in poi siano di Ftx Europe, ma non ci sono ancora certezze”. Parola di Giuseppe D’Orta, consulente finanziario indipendente che sta seguendo la vicenda da vicino: “Molti sono stati travasati da una società all’altra senza alcuna comunicazione, semplicemente dal giorno alla notte hanno ricevuto mail da una società con un nome diverso. Ammesso che se ne siano accorti“. Come se non bastasse, il fondo chiamato a gestire il fallimento di FTX copre solo i depositi liquidi, quindi cryptovalute ed NFT non abbiano i requisiti per essere indennizzati.
“Questo perché – conclude D’Orta – non sono considerati strumenti finanziari“. A differenza degli euro, forse solo gli investitori che hanno utilizzato l’erede della lira, in Italia, potranno sperare di recuperare, se non tutto, almeno parte di un qualcosa che doveva far svoltare la vita, ma che è morto nel momento meno opportuno.
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