“Il ritorno della pescivendola”. Tweet anti-Meloni scatena la bagarre sui social

Su Twitter una giornalista apostrofa come “pescivendola” la premier. Il ministro Crosetto reagisce e si innesca la polemica in punta di “cinguettio”.

Una querelle che si gioca sul confine sottile tra libertà di espressione e deontologia professionale.

Si è innescata la polemica dopo il commento postato mercoledì su Twitter da Jeanne Perego, giornalista freelance e scrittrice, collaboratrice di diverse testate italiane e straniere (tedesche, svizzere, austriache). La giornalista milanese ha commentato il video della conferenza stampa di martedì a Palazzo Chigi. Nel filmato si vede la premer Giorgia Meloni impegnata a spiegare alla stampa perché deve congedarsi (salvo poi restare dopo le richieste dei giornalisti di poter fare altre domande). Sopra il video, il commento di Jeanne Perego: “Il ritorno della pescivendola. Che imbarazzo”.

Ieri al tweet di Perego ha risposto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto in difesa della premier. Crosetto ha reagito scrivendo, sempre su Twitter: ‘Si possono e si devono criticare le Istituzioni perché la libertà di critica di chiunque è il sale della democrazia. Ma perché insultarle in modo greve e volgare? Perché alcuni, in Italia, devono sempre superare il confine delle normali regole di rispetto tra persone civili?’.

Poco dopo è arrivata la replica della giornalista: “Caro Crosetto, qui mi pare che chi ha superato il confine delle normali regole di rispetto tra le persone civili sia stata proprio chi rappresenta le istituzioni. Lei avrebbe reagito così su quel palco?”.

Il dibattito dopo il botta e risposta

Dal botta e risposta tra Perego e Crosetto si è originato un dibattito su Twitter, diventato di tendenza in queste ore con l’hashtag #pescivendola.  Molti di tweet di risposta alla discussione.

Sulla vicenda si è fatto sentire anche il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, secondo il quale aver definito “pescivendola” il presidente del Consiglio “configura vilipendio e richiede l’immediato intervento dell’Ordine“. Per Antoniozzi si tratta di offese verso una carica dello Stato che “non hanno nulla a che fare con le legittime critiche, intangibili secondo il sacrosanto principio della libertà di stampa”. Il vicecapogruppo di Fdi conclude chiedendosi “cosa farà l’Ordine dei giornalisti davanti a un’offesa così evidente e sprezzante, che offende il senso della professione giornalistica”.

Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, è intervenuto a sua volta per ricordare il dovere dei giornalisti di “rispettare innanzitutto le persone, prima ancora che le istituzioni”. Dopodiché ha rimarcato che gli iscritti all’ordine sono tenuti a osservare la deontologia professionale – inclusa la correttezza del linguaggio – anche sui propri social. Questo perché “si è giornalisti sempre, non solo nell’orario di lavoro”. Bartoli auspica poi che il confronto tra giornalisti, governo e partiti avvenga “sempre in un clima di rispetto reciproco”. Infine comunica che si procederà “con la segnalazione al Consiglio di disciplina territoriale per le valutazioni di merito.”

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