Nell’agosto di due anni fa, dopo l’ennesimo litigio nella propria abitazione, il padre è stato ucciso a colpi di mattarello. Condannato uno dei due fratelli, assolto l’altro.
I fratelli Alessio e Simone Scalamandré non ce la facevano più a sopportare un padre violento, che scatenava la propria ira prendendosela con la loro madre, Laura Di Santo, e così lo avevano denunciato per maltrattamenti.
Nell’agosto di due anni fa (2020), al culmine di un nuovo litigio, l’uomo, che si era recato a casa dei figli perché voleva che il figlio maggiore ritirasse le accuse nei suoi confronti per il processo che si sarebbe dovuto tenere nel mese di settembre di quell’anno, fu ucciso da Alessio, il maggiore, che si sarebbe difeso dall’aggressione, con un mattarello. Lo stesso Alessio, che all’epoca aveva 28 anni, aveva contattato la polizia confessando di aver ucciso il padre ma escludendo da ogni responsabilità il fratello minore, Simone.
Nonostante ciò, il pm aveva accusato entrambi i fratelli di omicidio volontario in concorso, aggravato dal vincolo di parentela. La Corte d’Assise di Genova ha condannato Alessio a 21 anni di carcere per aver ucciso il padre, e assolto il fratello Simone, che nel processo di primo grado aveva avuto una condanna a 14 anni.
I legali dei due ragazzi hanno già fatto sapere che ricorreranno in Corte Suprema per chiedere uno sconto di pena, sperando che la Procura non faccia un ulteriore ricorso sul verdetto di Simone, che per l’appunto, è stato assolto. Intervistato da Il Corriere della Sera, Simone si dice molto contento in quanto «ho la certezza che finalmente i giudici hanno creduto a quello che ho sempre dichiarato, ma allo stesso tempo sono molto triste perché a mio fratello sono stati confermati i 21 anni».
Il dramma, ovvero la morte del padre, è arrivato dopo che la madre, che aveva subito violenze ripetute, era stata portata in una struttura protetta. Simone racconta di aver chiesto molte volte l’intervento delle forze dell’ordine, ma esse erano purtroppo molto limitate. «Gli stessi poliziotti spesso si mostravano rammaricati per non poterci aiutare di più, se ci fosse stata un’attenzione maggiore io e la mia famiglia non saremmo in questa situazione».