Soumahoro e l’inchiesta sulle coop: “Pagato due volte per due anni di lavoro, lui sapeva”. L’accusa di una presunta vittima e testimone della vicenda. Proseguono gli accertamenti sul caso.
Proseguono gli accertamenti e le verifiche in merito al caso che vedono coinvolte la moglie e la suocera di Abubakar Soumahoro (deputato di Verdi-Si) in merito ad alcune irregolarità segnalate sull’amministrazione di due cooperative. Al momento l’unica persona finita indagata è Marie Therese Mukamitsindo, legale rappresentante della coop Karibu, che da anni ormai si occupa di accoglienza ai rifugiati, anche minori.
A chi ha cercato di infangare la sua reputazione, il deputato ha risposto con video e post sui social. “Alzarsi resistere e andare avanti. Lotto per i diritti delle persone”. si leggeva in uno dei suoi ultimi tweet. Ma le accuse sembrano provenire anche da alcuni presunti testimoni, uno dei quali è stato raggiunto dalla redazione del Corriere.
Nelle scorse ore il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo nel quale vengono riportate le parole di un presunto testimone e vittima della vicenda. Un dipendente che, secondo quanto si apprende, sarebbe stato pagato soltanto due volte in due anni di lavoro, e anche meno di quanto era stato inizialmente pattuito.
Senza contratto, nei suoi racconti spiega che avrebbe ottenuto soltanto 6mila euro. “Ero operatore sociale, traducevo ai ragazzi che venivano dalla Libia, dall’Albania, dal Bangladesh, dal Marocco. Ma poi facevo anche manutenzione, e la guardia di notte. L’orario non era giusto. Tante volte ho chiesto il contratto, sempre scuse. E lo stipendio di 1000-1200 euro non arrivava. Dicevano ‘mi dispiace’. Ma io dovevo pagare l’affitto. Dopo 6 mesi ho avuto 3mila euro. Poi niente per un anno e mezzo. Poi solo altri 3mila”, ha spiegato nella sua testimonianza.
Nella stessa situazione del 42enne, però, pare ce ne fossero molti altri. Il sindacalista Uiltucs, Gianfranco Cartisano, ha infatti raccontato che “c’era chi non riceveva lo stipendio da 6 mesi, chi addirittura da 22. Sono arrivati da noi in 26 ma stimiamo che in 150 non hanno avuto una regolare retribuzione”. E, sempre secondo le testimonianze raccolte, pare che Soumahoro fosse a conoscenza della situazione. “Era lì, portava la spesa. Era la sua famiglia. Lui era a conoscenza di quello che accadeva lì dentro”, avrebbe infatti raccontato una delle vittime.
Sul caso spetta al nucleo provinciale di Latina della Guardia di Finanza a chiarire ogni aspetto e procedere con ogni accertamento. Si ricorda che Soumahoro non risulta indagato, e anzi, prosegue la sua lotta contro la cosiddetta “gogna mediatica”. Ha già inoltre annunciato di essere pronto a scioperare accanto ai dipendenti delle due coop nel caso in cui la giustizia dovesse accertare gli sfruttamenti denunciati.
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