Secondo una simulazione creata dalla Uil sulla nuova legge di Bilancio, le pensioni più basse vedranno una pesante riduzione.
La nuova manovra economica decisa dal Governo Meloni darà una seria stangata alle pensioni degli italiani, soprattutto per quelle basse. Secondo una simulazione realizzata dalla Uil, le pensioni da 2.600 euro lorde al mese vedranno una riduzione di 450 euro l’anno, addirittura di si arriva a 2.700 euro di taglio per chi ottiene 5.600 lorde mensili.
Una vera e propria rivalutazione verso il basso, con soglie tra il quattro e le cinque volta al minino, il che prevede un inflazione al 7,3% con una perdita di 34 euro al mese. La cifra sale anche a 207 euro al mese e a 2.699 euro l’anno per gli assegni superiori a 10 volte il minimo e sale ulteriormente alla crescita dell’assegno.
Per il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri e il leader della Uilp Carmelo Barbagallo “È un fatto molto grave perché non dà certezza dei diritti ai pensionati italiani e costituisce un intervento che va in direzione opposta alla necessità di aumentare il reddito dei pensionati, anche al fine di sostenere i consumi ed evitare che l’Italia vada, nel 2023, in recessione economica. La Uil e la Uilp si batteranno anche attraverso forme di mobilitazione affinché questa profonda ingiustizia sia eliminata nel corso dell’iter parlamentare di approvazione della legge“.
Per la simulazione la Uil ha utilizzato il nuovo meccanismo di rivalutazione con i tagli che “in base alle bozze di testo circolanti, opererebbe il taglio della rivalutazione sull’intero importo della pensione, sostituendo il sistema a scaglioni di importo con quello per importi complessivi dei trattamenti. Si tratta – spiegano il segretario confederale Domenico Proietti e il numero uno della Uilp, Carmelo Barbagallo – di un sistema più penalizzante e meno equo, perché comporta una riduzione dell’intero importo della pensione e perché introduce forti penalizzazioni per chi ha importi di poco superiori alle varie soglie”.
“Il nuovo meccanismo prevede la piena rivalutazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo; l’80% dell’inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 4 e 5 il minimo (invece del 90% attuale); il 55% dell’inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 5 e 6 volte il minimo (invece del 75% previsto a partire dagli assegni pari a cinque volte il minimo); il 50% dell’inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 6 e 8 volte il minimo; il 40% dell’inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 8 e 10 volte il minimo; il 35% per le pensioni complessivamente superiori a 10 volte il minimo” continuano i due sindacalisti.
“Il trattamento minimo Inps è oggi pari a 525,38 euro mensili lordi. Una pensione di 3.100 lorde (tra le 5 e le 6 volte il minimo) secondo la Uil perderebbe invece 1.161,75 euro l’anno. Danno che da gennaio 2023 «produrrà effetti sulla pensione per il resto della vita del pensionato. Infatti, ogni mancato aumento non ha effetti solo sull’anno di applicazione ma perdura per sempre sulla pensione diminuendone così in modo permanente il valore“.