Da gennaio le pensioni verranno adeguato agli aumenti provocati dall’inflazione. Si tratta dell’aumento più corposo da decenni.
Gli «scatti» delle pensioni non permetteranno comunque di recuperare del tutto i rincari.
Col nuovo anno pensioni più alte. Il ministro del Mef, Giancarlo Giorgetti, ha messo la sua firma al decreto che a partire dal 1° gennaio 2023 stabilisce un adeguamento del +7,3% delle pensioni (lievemente inferiore alle previsioni). L’aumento, si legge in una nota, in base alla normativa in vigore, è stato calcolato in base alla variazione percentuale degli indici dei prezzi al consumo, secondo i dati forniti dall’Istat il 3 novembre scorso.
Un aumento corposo, se si pensa che in questa misura non si vedeva dagli anni Ottanta. Un frutto della vertiginosa inflazione che negli ultimi mesi ha fatto schizzare verso l’alto il costo della vita e i prezzi, a cominciare da quelli per gli alimentari e l’energia.
In questo frangente le variazioni automatiche dell’indice dei prezzi stilato dall’Istat garantiscono a norma di legge i pensionati e i loro assegni. Discorso ben diverso per i lavoratori del pubblico e del privato. Per loro le eventuali variazioni delle paghe dovranno passare per i rinnovi contrattuali, cosa che rende difficoltoso stare al passo con l’inflazione galoppante.
Quelli che scatteranno a gennaio del prossimo anno ad ogni modo saranno aumenti «parziali». In pratica questo vuol dire che l’indice dei prezzi dell’Istat sottostima la reale variazione dovuta all’inflazione, che a conti fatti dovrebbe superare l’8%. Soltanto nel 2024 i pensionati riusciranno a recuperare la differenza. Per il momento dovranno “accontentarsi” di un aumento del 7,3%. C’è poi da considerare la ricaduta delle tasse sulle pensioni, destinate a crescere proprio a causa degli aumenti (oltre che della progressività dell’aliquota fiscale: più si guadagna, più cresce la percentuale di entrate da versare all’erario).
Quanto permetteranno di recuperare sul caro vita gli «scatti» della pensione? Si calcola che una pensione minima (fissata a 525,38 euro mensili) possa aumentare di 38 euro. Più sostanzioso, chiaramente, l’aumento del 7,3% dell’assegno calcolato su una pensione di 2.000 euro lordi al mese. In questo caso si avrà un aumento netto pari a quasi 100 euro al mese. Con una pensione di mille euro invece l’aumento mensile netto sarà di 52 euro. Mentre chi percepisce una pensione di 4 mila euro lordi l’aumento arriverà a 150 euro netti al mese.
Già a novembre le pensioni aumenteranno, almeno quelle fino a 2.692 euro lordi mensili, che cresceranno del 2% rispetto a inizio 2022. In breve, sono stati prorogati gli aumenti di ottobre. Al calcolo va però aggiunto un +0,2 % collegato al conguaglio tra l’indicizzazione applicata a inizio 2022 e quella derivante dall’andamento dei prezzi nel 2021. Per i pensionati con un reddito che non supera i 20 mila euro c’è poi la possibilità di avere anche il bonus da 150 euro introdotto col decreto Aiuti ter.
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