In Sicilia, una insegnante avrebbe continuato a ricevere lo stipendio per 12 anni anche dopo essere andata in pensione. Un danno ingente alle casse dello Stato, che dovrà essere ora risarcito.
Un danno allo Stato di 72 mila euro, che vede protagonista una donna morta ormai nel 2019. Secondo quanto si apprende dai quotidiani, si tratterebbe di un’insegnante siciliana che, per ben 12 anni, avrebbe percepito indebitamente, oltre alla pensione, anche lo stipendio.
Alla luce di quanto emerso, il doppio emulomento sarebbe stato definito una “macroscopica irregolarità”, per la quale potrebbe essere intentata un’azione di recupero nei confronti degli eredi della donna.
“Una vicenda surreale”
I giudici della Corte dei Conti siciliana hanno definito questo episodio come una “vicenda surreale”. Per ben 12 anni, infatti, una professoressa siciliana, dopo essere andata in pensione, avrebbe continuato a percepire anche lo stipendio. Sarebbero di oltre 290 mila euro gli emolumenti incassati indebitamente dalla donna, che mai avrebbe denunciato l’irregolarità. La signora è morta nel 2019, all’età di 79 anni, e non potrà certo essere lei a rispondere dell’enorme danno erariale che le viene imputato.
E ora chi paga?
Alla luce di quanto emerso, la Ragioneria dello Stato avrebbe perciò intentato un’azione di recupero della somma nei confronti dei suoi eredi, anche se data la possibile prescrizione, diventerà impossibile procedere in questa direzione. A pagare, con buona probabilità, potrebbero essere dunque la dirigente e la funzionaria amministrativa della scuola in provincia di Catania. Sarebbero loro, secondo i giudici contabili, aver avere infatti permesso all’insegnante di percepire il doppio emolumento fino al 31 agosto 2018.
Sempre secondo quanto viene riportato dai quotidiani, la dirigente dell’istituto sarebbe stata già condannata con rito abbreviato, e avrebbe versato quasi 11 mila euro. La funzionaria è stata invece condannata a un risarcimento pari a 18 mila euro. Secondo i giudici, infatti, la vicenda sarbebe nata a causa “della negligenza della dirigente scolastica”, che avrebbe dovuto “sottoscrivere il modello D con il quale l’istituto comunicava agli organi competenti, allora al dipartimento provinciale del Tesoro, il collocamento in quiescenza del personale assegnato alla scuola”, così da poter “interrompere il pagamento dello stipendio e attivare il pagamento della pensione”. Dal canto suo, la funzionaria “da responsabile della segreteria scolastica”, avrebbe dovuto “preparare tutta la documentazione relativa al pensionamento della professoressa e accertarsi la trasmissione del modello”. I documenti, invece, pare siano stati rivenuti dai finanziari all’interno di un cassetto, mai speiditi a chi di dovere.