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Curiosità

Dismorfofobia, la paura di “essere brutti” in una società basata sull’apparenza

In questi anni disturbi come la dismorfofobia si stanno facendo sempre più comuni. Anche nel mondo dello spettacolo, sono tante le celebrità che hanno ammesso di aver sofferto di tale patologia.

Negli ultimi anni disturbi come la dismorfofobia – nota anche come disturbo da dismorfismo corporeo – si stanno facendo sempre più comuni. Secondo le stime, nel 2020 erano in 500mila le persone a soffrire di tale patologia solamente in Italia.

Dismorfofobia, la paura di “essere brutti” in una società basata sull’apparenza (fonte web)

In una società in cui l’apparenza è ormai fondamentale, mentre media e social network sono diventati parte delle nostre vite insieme ai loro modelli di bellezza irraggiungibili, la paura di “essere brutti” può essere considerata un male dei giorni nostri.

L’importanza dell’apparenza nella nostra società

In realtà l’essere umano ha sempre dato una grande importanza al concetto di bellezza, anche in passato. Nell’antica Grecia, per esempio, la bellezza esteriore era considerata indice di bellezza interiore e bontà d’animo. Nel corso dei secoli i canoni di bellezza si sono trasformati, insieme alla società, e l’importanza data all’apparenza si è fatta sempre più invasiva.

In tutto ciò il web avuto un ruolo molto importante. Sono tanti i ragazzi e le ragazze che hanno ammesso di sentirsi più insicuri proprio a causa dei social network, dove si ritrovano a scrollare tra le bellissime foto (smesso modificate) di amici, influencer e celebrità che appaiono sempre perfetti e felici.

A ciò si aggiungono i filtri che cambiando i connotati degli utenti rischiano di influenzare negativamente la percezione di se stessi, come nel caso di Instagram. Così si finisce col concentrarsi sui propri difetti – in molti casi immaginari – e desiderare di avere un aspetto diverso.

Con il termine dismorfofobia ci si riferisce proprio alla preoccupazione costante ed eccessiva verso quelli che vengono percepiti come difetti fisici. Pelle, seno, labbra, naso, fondoschiena: l’attenzione potrebbe focalizzarsi su qualsiasi parte del corpo considerata “brutta”, poco attraente e non in linea con i canoni.

Il disturbo colpisce donne e uomini in egual modo e, in molti soggetti, i sintomi possono manifestarsi davvero presto (intorno ai 10-15 anni). Uno dei problemi principali della dismorfofobia è che la sua diagnosi, spesso, si fa tardiva. I pazienti potrebbero sentirsi a disagio a parlare delle loro insicurezze e sviluppare patologie come l’anoressia nervosa o altri disturbi alimentari.

Una persona affetta dal disturbo da dismorfismo corporeo potrebbe sentirsi talmente a disagio da rinunciare alla vita sociale. Oppure, potrebbe cercare una soluzione nella chirurgia estetica con l’idea che modificare il loro aspetto fisico possa porre fini ai suoi problemi. La verità è la dismorfofobia è un disturbo psicologico che non può essere curato con i ritocchi.

Celebrità e dismorfofobia

Nonostante siamo abituati a pensare che la vita delle celebrità sia sempre perfetta, sono tanti i vip che si sono scontrati con questa patologia. Diverse star considerate icone di bellezza e fascino dai loro fan si sono ritrovate a soffrire in preda al disagio.

L’attrice e modella Megan Fox ne ha parlato un anno fa nel corso di un’intervista. Dopo aver spiegato di convivere con una profonda insicurezza ha affermato: “Possiamo guardare qualcuno e pensare: quella persone è così bella. La sua vita deve essere molto facile. Posso dirvi che quella persone non si sente affatto così”.

In Italia, la conduttrice Belén Rodriguez durante il suo debutto al timone della trasmissione “Le Iene” ha rivelato di soffrire di dismorfofobia raccontando del suo complicato percorso e di come abbia deciso di rivolgersi ad uno psicoanalista.

@m0ntan4BELEN: la dismorfofobia e l’illusione della perfezione Le Iene su Italia UNO♬ suono originale – Montana

“Cerco di non guardarmi allo specchio perché quando mi guardo mi concentro su particolari che non mi piacciono, li trovo sbagliati” ha ammesso, per poi aggiungere di essere arrivata al punto di non “credere neanche più ai complimenti”.

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