La sorella di Giandavide De Pau, sottoposto a fermo con l’accusa di aver ucciso tre prostitute a Roma, ha raccontato di essere stata lei a chiamare i carabinieri dopo che il fratello le aveva cominciato a raccontare di sangue, donne assassinate e prostitute
A margine di un interrogatorio durato 7 ore, sono venuti fuori dettagli sul caso dell’uccisione di tre prostitute a Roma. Attualmente è sottoposto a fermo Giandavide De Pau, con l’accusa di triplice delitto di Martha Castano e altre due donne, cinesi, che per ora non hanno ancora identificato.
De Pau, 51 anni, che ha precedenti ed era l’ex autista del boss Senese, era sotto effetto di stupefacenti pesanti tra cui cocaina e forse aveva anche assunto psicofarmaci. Ora, la sorella ha raccontato di aver denunciato suo fratello, una volta rientrato a casa.
Cosa è accaduto
Giandavide De Pau era sotto terapia a causa di problemi dal punto di vista psichiatrico, ma in passato era stato sottoposto anche a ricovero. Dopo aver trascorso due notti vagando per le strade della Capitale, ha deciso di recarsi a casa di sua sorella dopo una chiamata in cui blaterava di sangue. La sorella, Francesca, ha quindi deciso di chiamare i carabinieri che erano già sulle sue tracce dato che avevano rinvenuto in via Roboty il telefonino e dato che erano in possesso di alcuni filmati delle videocamere di sicurezza della zona.
In un colloquio con Il Messaggero, ha detto che suo fratello «parlava di sangue, di donne uccise, di prostitute, non potevo non fare nulla. Non c’era scelta, mio fratello da tempo combatte con molti problemi, la droga, disturbi della personalità e psicologici. Quando con mia madre abbiamo visto cos’era accaduto a Prati abbiamo pensato che Giandavide fosse coinvolto, non lo sentivamo da un giorno intero e mercoledì, quando gli abbiamo parlato per l’ultima volta, avevamo capito che la droga era tornata prepotente».
Ecco perché la donna ha scelto di denunciare suo fratello. Francesca De Pau ha poi proseguito il proprio racconto:«Dopo la telefonata ai carabinieri e i contatti con la polizia, ho parlato con mio fratello, gli ho detto di venire a casa, che la polizia lo stava cercando perché avevano chiamato me trovando appunto il cellulare dalle due donne cinesi. Lui ha iniziato a parlare di sangue, di queste donne ma era confuso, non ricordava nulla. Poi il silenzio. Ha citofonato che saranno state le tre del mattino ed è salito: io credo che fosse drogato per lo stato in cui si trovava, non ricordava nulla, diceva di essere stato da quelle donne ma che c’era un altro uomo. Era confuso, disorientato. E aveva macchie di sangue sul giubbino».
Infine ha chiosato esprimendo il proprio dolore per quanto occorso:«Mi sento straziata, per noi è un dolore troppo forte troppo grande se davvero si dimostrasse responsabile, ma ci sono delle vittime».