Decisamente: non è un mondiale come tutti gli altri quello a cui si sta preparando la nazionale polacca di calcio.
Diversi fattori esterni stanno condizionando pesantemente la preparazione del team alla competizione in Qatar.
Martedì prossimo la Polonia debutterà alle 17 contro il Messico. Ma il peso dei fattori esterni condiziona pesantemente la sua marcia di avvicinamento al Qatar. Il primo in assoluto, manco a dirlo, è la guerra in Ucraina. Dopo l’amichevole col Cile, vinta di misura grazie alla rete dell’ex pistolero milanista Piatek, il team polacco ha preso un aereo che da Varsavia lo ha portato fino in Qatar. Ma fino al confine meridionale del Paese il volo è stato scortato da due caccia dell’aviazione miliare. Una precauzione adottata dopo il missile caduto qualche giorno fa sul territorio polacco che aveva allertato non solo Varsavia ma il mondo intero.
La guerra ai confini del Paese però non è l’unico evento esterno con cui i calciatori polacchi devono fare i conti. In questi giorni è saltata fuori anche una grana mediatica non di poco conto. È scoppiato infatti il caso di Dominik Grucha, la guardia del corpo della squadra polacca, oltre che bodyguard personale del capitano Robert Lewandowski, ariete del Barcellona e stella indiscussa della selezione.
Il bodyguard sarebbe un militante neonazista: lo accusano di essere membro di banda criminale coinvolta in rapimenti, sfruttamento della prostituzione e promozione del fascismo. Un fatto che ha costretto la federazione di calcio polacca a prendere provvedimenti drastici. Il guardaspalle è stato subito allontanato e sospeso dal suo incarico.
Il bodyguard respinge le accuse
Lo ha raccontato il quotidiano Wirtualna Polska col supporto di un abbondante materiale grafico, già trasmesso alla procura polacca. Le immagini mostrerebbero Grucha insieme a uomini impegnati a fare il saluto fascista. Sulle loro magliette campeggia il volto di Rudolf Hess, il braccio destro di Adolf Hitler.
Ma non è tutto, perché secondo il giornale polacco Grucha sarebbe anche finito sotto processo per la sua militanza in una banda criminale. Della gang farebbero parte una cinquantina di persone, tutte accusate di fare propaganda nazista, oltre a essersi rese protagoniste di rapimenti, sfruttamento dalla prostituzione e organizzazione di combattimenti. Il bodyguard della nazionale di calcio polacca ha confermato di essere sotto processo. Ma ha respinto con decisione le accuse assicurando di non essere finito personalmente sotto processo per aver propagandato il nazismo o l’odio razziale.
Per il momento però la federazione ha deciso di sospenderlo dall’incarico di guardia di corpo della nazionale. La sospensione durerà, ha spiegato la federazione, “finché le autorità e i servizi statali competenti non stabiliranno la credibilità delle notizie riportate dai media”.