Pagare gli acquisti col microchip sottopelle? Adesso si può: ecco chi l’ha inventato

Arriva una specie di “palmare umano” per pagare gli acquisti come con la carta di credito. Ma a non tutti piace l’idea.

L’inventore del microchip sottopelle è un chirurgo plastico svizzero. Moltissime le critiche al suo progetto.

Fa discutere e crea polemiche l’idea – dai risvolti piuttosto inquietanti – venuta a Christian Köhler, chirurgo plastico di Zurigo. Il dottor Köhler ha ideato un microchip sotto la pelle col quale si potranno eseguire le più svariate operazioni: dal pagamento del conto al ristorante a quello dello shopping nei negozi. Ma per chi vuole c’è anche la possibilità di aprire la porta del garage.

Il microchip sottocutaneo funziona come una Mastercard. Pare che in Svizzera stia spopolando per lo più tra i giovani imprenditori rampanti della ricca borghesia zurighese, innamorati delle tecnologie futuristiche. Ad altri invece il progetto del dottor Köhler – sviluppato per una ditta di Zurigo – evoca scenari di un futuro poco rassicurante dove gli esseri umani saranno soppiantati da umanoidi.

I critici del microchip

Comunque sia, adesso al costo di 500 ci si può far impiantare sotto pelle un microchip della grandezza di un chicco di riso. In totale fanno 800 euro, dato che il dispositivo ne costa 300. Così facendo ci si può proiettare in un futuro che a molti piace ben poco. L’idea ha sollevato infatti una marea di critiche. Si va da chi la trova una cosa da “malati” a chi si indigna coi pionieri del microchip sottocutaneo, invitati senza mezzi termini a vergognarsi per “aver sostenuto qualcosa di così disumano”.

C’è chi definisce l’inventore dell’apparecchio un novello dottor Mabuse, il medico esperto in condizionamenti di massa, personaggio romanzesco reso celebre un secolo fa al cinema dal regista tedesco Fritz Lang. Ma i giovani che si sono affidati a lui sembrano pensarla diversamente. Loro sono entusiasti dell’esperimento del chip sottopelle.

Un 22enne dichiara al quotidiano Blick di trovare “fantastico” il microchip. Il motivo? “Se mi dovessero rubare tutto durante le vacanze, ho ancora i miei soldi con me”. Da parte sua il dottor Köhler si fa scivolare addosso le critiche. Di essere accusato di essere “disumano” gli importa ben poco. Piuttosto pensa a quello che per lui è l’unico inconveniente della faccenda. Che potrebbe anche non essere cosa da nulla. Il timore è che il chip, una volta installato, il più delle volte sotto il palmo della mano, possa rompersi e provocare così un’infezione. È il motivo per cui chi se lo è fatto impiantare ha dovuto sgravare il dottore da ogni eventuale responsabilità sottoscrivendo un consenso informato.

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