Il report della Cei sui dati raccolti nei centri di segnalazione, confermano i problemi di abusi sessuali ai danni perlopiù di minori nella Chiesa. Ai provvedimenti mancano però le segnalazioni alle forze dell’ordine.
Alla vigilia della Giornata dedicata alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi sessuali, la Cei (Conferenza Episcopale Italiana) ha diffuso i dati relativi al I Report nazionale su casi di abusi sessuali degli ultimi due anni nella Chiesa Cattolica segnalati presso i centri di ascolto diocesani. Coinvolti 90 centri di ascolto, di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022.
I casi finora registrati contano 89 persone, la maggior parte giovanissimi ovvero 61 casi nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni. Sulla tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo” (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%).
Per quanto riguarda i presunti autori di questi reati, il profilo medio indica una persona di età compresa tra i 40 e i 60, si contano 68 responsabili finora segnalati. A commettere il fatto sono chierici (30 casi), a seguire di laici (23 casi), infine di religiosi (15 casi). Tra le persone laiche sotto accusa sono gli insegnanti di religione, sagrestani, animatori di oratorio o grest; catechisti, responsabili di associazione. I contesti nei quali avviene la presunta molestia è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).
Secondo quanto si legge nel report “A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i provvedimenti disciplinari, seguiti da indagine previa e trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede“, afferma la Cei. C’è un elemento da segnalare però, ovvero il fatto che non si parli segnalazione alle forze dell’ordine o procedimenti penali.
“L’obiettivo della rilevazione – spiega la Cei – è quello di verificare, nel biennio 2020-2021, lo stato dell’arte in merito all’attivazione del Servizio Diocesano o Inter-diocesano per la tutela dei minori (SDTM/SITM), del Centro di ascolto e del Servizio Regionale per la tutela dei minori (SRTM) nelle Diocesi italiane. Il presente report intende offrire uno strumento conoscitivo alla Conferenza Episcopale Italiana per implementare le azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili nelle Diocesi italiane. A tale scopo, la metodologia del lavoro ha previsto la definizione e la somministrazione online di tre strumenti di rilevazione, uno destinato ai referenti diocesani per analizzare la struttura e le attività del SDTM/SITM, il secondo destinato ai referenti delle Regioni ecclesiastiche, il terzo indirizzato ai referenti dei Centri di ascolto. I dati raccolti sono stati elaborati differenziando le diverse situazioni a livello territoriale e dimensionale“.