Gli effetti della guerra sul cambiamento climatico: Russia chiamata a risarcire i “danni ambientali”. L’accusa lanciata dal ministro ucraino durante il summit del COP27 in Egitto.
Terminerà domani, venerdì 18 novembre il COP27, la 27esima la Conferenza ONU sui cambiamenti climatici quest’anno tenutasi in Egitto. A parteciparvi sono tanti leader e figure di spicco internazionali, che si stanno tuttora confrontando con una problematica sempre più pressante e pericolosa per la nostra salute e quella dell’ambiente in cui viviamo.
Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preso parte al summit, offrendo un breve resoconto di quello che sarà l’agenda italiana in merito alla lotta al cambiamento climatico entro i prossimi anni. “Negli ultimi mesi abbiamo sperimentato drammatici effetti in molte regioni del pianeta, siamo chiamati a fare di più e più velocemente per proteggere il clima”, ha infatti affermato la premier italiana.
Ma se buona parte del cambiamento climatico è provocato dall’inquinamento prodotto dalle attività umane, ad incidere sensibilmente sul fenomeno è anche l’incessante perdurare del conflitto bellico che sta travolgendo l’Ucraina. Ad offrire un’analisi dettagliata è stato Ruslan Strilets, ministro della protezione ambientale ucraino, intervenuto anche lui al vertice sul clima COP27 delle Nazioni Unite in Egitto.
L’invasione russa dell’Ucraina ha causato il rilascio nell’atmosfera di una grande quantità di gas serra, un quantitativo paragonabile a 16 milioni di automobili che trafficano le strade del Regno Unito per circa due anni. Questo è quanto affermato dal ministro della protezione ambientale dell’Ucraina, al vertice sul clima COP27 delle Nazioni Unite in Egitto. Oltre ai crimini di guerra, ha sottolineato il ministro, il Paese avrebbe cominciato a raccogliere una lista di crimini ambientali con cui citare in giudizio la Russia.
Secondo quanto dichiarato da Strilets nel corso del suo intervento, infatti, il conflitto ha portato direttamente all’emissione di 33 milioni di tonnellate di gas serra che riscaldano l’atmosfera terrestre. Un quantitativo ingente e pericoloso, che ha già portato alla distruzione di vita animale e vegetale. “La Russia ha trasformato le nostre riserve naturali in una base militare. Sta facendo di tutto per accorciare i nostri e i vostri orizzonti. A causa della guerra, dovremo fare ancora di più per superare la crisi climatica”, ha affermato il ministro in occasione del summit.
La cifra che viene citata dal rapporto, viene spiegato, sarebbe stata calcolata contando le emissioni provenienti anche da incendi boschivi e agricoli, nonché dal petrolio bruciato dopo gli attacchi perpetrati dai russi ai danni dei depositi di stoccaggio. Strilets ha anche affermato che la ricostruzione dell’Ucraina finita in macerie causerà ancora più emissioni, tanto che viene stimato un totale di 49 milioni di tonnellate di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera.
Il ministro ucraino, portavoce delle autorità nazionali, ha dunque affermato con forza come la Russia debba assumersi tutta la responsabilità di queste emissioni. Dall’inizio della guerra, scoppiata nel mese di febbraio scorso, il Paese afferma di aver raccolto prove di circa 2mila “crimini ambientali”, costati 37 milioni di euro e che contano la distruzione di foreste, il rilascio di gas tossici e il danneggiamento delle strutture idriche. Il governo afferma inoltre che sarebbero circa 600 le specie animali e 750 quelle di piante e funghi (comprese le specie in via di estinzione) ad essere seriamente minacciate dai tragici risvolti ambientali del conflitto. Il Paese si starebbe dunque muovendo per chiedere un risarcimento a Mosca dei danni provocati.
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