Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, è l’unica latitante della famiglia. Per il marito non si trova più in Pakistan.
Il 10 febbraio dell’anno prossimo è fissata la prima udienza del processo per l’omicidio della giovane che aveva rifiutato il matrimonio forzato in patria.
“Mia moglie non è più in Pakistan, è partita per l’Europa. È inutile che la cercate”. Sono le parole pronunciate da Shabbar Abbas al momento dell’arresto in Pakistan per l’accusa di omicidio.
Il padre di Saman Abbas, la 18enne scomparsa a Novellara (quasi certamente uccisa) nella notte del 30 aprile 2021, non avrebbe aggiunto altro davanti alla polizia. Lo riferisce Repubblica. Forse un estremo tentativo di proteggere la moglie, l’unica ancora a piede libero tra gli indagati per la morte della figlia.
L’arresto, per Shabbar Abbas, è scattato in Punjab, la regione del Pakistan dove la famiglia Abbas viveva prima del trasferimento in Italia, nelle campagne di Reggio Emilia. Ai poliziotti, che lo hanno trovato da solo in casa, non ha fatto resistenza. Al momento invece della moglie non c’è alcuna traccia.
Anche per lei il precedente ministro Giustizia, Marta Cartabia, aveva chiesto l’arresto. A luglio 2021 il guardasigilli era riuscito a ottenere per i due genitori di Saman l’inserimento nella banca dati Interpol, equivalente a una richiesta di arresto provvisorio. Una volta localizzato a settembre Shabbar Abbas, Cartabia aveva formalmente avanzato la richiesta di estradizione.
Nazia Shaheen non è l’unica a essere accusata dell’omicidio della figlia. Con lei sono accusati dell’uccisione di Saman anche il marito Shabbar, lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq.
Shabbar Abbas adesso si trova nella capitale Islamabad. Oggi dovrebbe svolgersi l’udienza per la notifica degli atti, la ‘red notice’ dell’Interpol con le accuse di omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere della figlia Saman Abbas.
I familiari avrebbero ucciso la ragazza per il suo rifiuto di un matrimonio combinato in Pakistan. Saman, che si era fidanzata in Italia, aveva denunciato i familiari. Per un periodo era stata collocata in una comunità protetta. Successivamente, una volta diventata maggiorenne, era rientrata a casa, ma soltanto per recuperare i documenti e potersene andare via.
Uno degli elementi decisivi raccolti dagli investigatori a carico del padre di Saman è l’intercettazione con un parente, risalente a un mese dopo la fuga in Pakistan, dove ammette di aver ucciso la figlia. Anche la madre Nazia in una conversazione via chat col figlio minorenne rimasto in Italia aveva detto: “Io e tuo padre siamo morti lì”.
Stando alle indagini condotte dai carabinieri e dalla procura di Reggio Emilia l’omicidio della ragazza sarebbe stato organizzato e compiuto dai genitori e dagli altri tre parenti destinati ad andare a processo. La prima udienza è stata fissata per il 10 febbraio 2023. Ancora non si sa però se per allora il Pakistan avrà consegnato all’Italia Shabbar Abbas, mancando trattati sulle estradizioni.
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