Ad agosto precipitò dal quarto piano di uno stabile in circostanze misteriose. Inizialmente si era battuta la pista del suicidio.
Adesso sono scattate le manette per due tunisini, accusati di aver trasformato l’appartamento in una vera e propria centrale dello spaccio di droga, ben nota ai tossicomani che volevano procurarsi gli stupefacenti.
I carabinieri della compagnia di Livorno, su disposizione della locale procura della Repubblica, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito delle indagini, tuttora in corso di svolgimento, per la tragica scomparsa di Denny Magina. I militari hanno arrestato due uomini di nazionalità tunisina. Ai due indagati, rispettivamente di 30 e 33 anni, gli uomini dell’Arma hanno contestato il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.
Denny Magina morì a ventinove anni il 22 agosto 2022 cadendo, in circostanze mai pienamente chiarite, dal quarto piano di un edificio al civico 8 di via Giordano Bruno. Venne trovato moribondo, riverso sull’asfalto, verso le tre di notte. Gli inquirenti avevano sposato inizialmente la tesi del suicidio. Una ipotesi contestata con vigore dagli amici del 29enne, convinti che non si trattasse di suicidio, ma di omicidio. Qualcuno avrebbe spinto nel vuoto l’amico facendolo precipitare nel cortile. Sulla sua morte poi la procura livornese aveva finito per aprire un fascicolo per omicidio.
L’appartamento trasformato in una centrale dello spaccio di droga
A emettere la misura cautelare, dietro richiesta del pubblico ministero che guida le indagini sulla morte di Magina, è stato il Gip del Tribunale di Livorno. Gli arresti dei due cittadini tunisini sono scattati sulla scia degli esiti delle investigazioni dei carabinieri. I due arrestati sono accusati in particolare di aver tramutato l’appartamento occupato in via Giordano Bruno 8 in un’autentica centrale dello spaccio, molto nota e frequentata dai tossicodipendenti. Lì i trentenni nordafricani avrebbero spacciato e venduto cocaina, marijuana e hashish.
Stando alla contestazione il luogo e l’inesausta disponibilità di droga erano fatti ben conosciuti dai consumatori del posto. Tanto è vero che spesso e volentieri le consegne degli stupefacenti si perfezionavano anche in mancanza di qualche precedente accordo telefonico. Gli acquirenti della droga identificati dai carabinieri sarebbero più di una ventina. Adesso resta da capire quali siano i collegamenti diretti con la morte del ventinovenne sfracellatosi al suolo dopo la drammatica caduta avvenuta al civico 8.