Addio a sir Alfred, il rifugiato che viveva in aeroporto: ispirò “The Terminal” di Steven Spielberg

Si è spento all’aeroporto dove aveva trascorso quasi vent’anni della sua vita come senzatetto. La sua vita aveva ispirato registi come Steven Spielberg.
Nel 2004 Tom Hanks lo aveva impersonato nel film “The Terminal”. Il rifugiato iraniano sognava di andare in America.

È morto dove aveva vissuto per quasi 20 anni, a Parigi, nell’aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle. Se n’è andato così, a 78 anni, Mehran Karimi Nasseri, il senzatetto che ha ispirato a Steven Spielberg il film “The Terminal”. Nasseri, che si faceva chiamare da tutti sir Alfred, era un rifugiato iraniano. La sua storia viene resa nota a tutto il mondo nel 2004, grazie alla pellicola del regista americana e a una interpretazione memorabile di Tom Hanks nelle vesti del protagonista.
Quelli furono i soli anni di gloria nella travagliata esistenza di Nasseri, che all’aeroporto parigino aveva cominciato così a essere cercato da giornali, radio e televisioni. Riceveva i giornalisti seduto su un divanetto rosso. Da alcune settimane sir Alfred era ritornato a vivere in aeroporto dopo alcuni anni passati in albergo. Aveva esaurito i soldi accumulati grazie al film, anche se in tasca aveva ancora diverse migliaia di euro.
Le interviste che aveva rilasciato all’epoca del film, nel 2004, facevano emergere la sua voglia di “evasione” dall’aeroporto parigino e il sogno di andarsene a vivere in America, con un “happy ending” in California. «Sono lusingato – aveva detto allora – che la mia storia possa ispirare dei film qui trascorro le mie giornate a scrivere appunti sulla mia vita, a leggere giornali americani e inglesi e qualche romanzo. Ma qui non si può parlare di vita! Spero che The Terminal mi aiuti a partire per gli Stati Uniti».
La difficile vita di sir Alfred
Mehran Karimi Nasseri era nato a Masjed Soleiman (Iran) nel 1945 nella provincia del Kuzistan. Dal novembre del 1988 aveva però cominciato a vivere all’aeroporto di Roissy dopo un lungo esodo che lo aveva portato in varie capitali europee (Londra, Berlino e Amsterdam) a cercare sua madre.
Ogni volta era stato espulso dai quei Paesi perché privo di documenti. Finché nel 1999 l’esule non si era finalmente visto riconoscere lo status di rifugiato e un permesso di soggiorno in Francia. Ma si era rifiutato di firmare i documenti, forse a causa dello stress e dello stato confusionale per gli anni trascorsi in aeroporto. «Non sono a mio nome – aveva cercato di spiegare allora – io non sono più quello che ero. Ormai mi chiamo sir Alfred Merhan e non sono iraniano. Mio padre era svedese e mia madre danese».
L’aeroporto di Roissy si trasformò definitivamente nella sua dimora. Lì sir Alfred poteva contare sull’aiuto e sulla simpatia di tutto il personale dello scalo, che lo trovava sempre «fra la rivendita di sandwich e il McDonald’s». La tintoria e stireria dell’aeroporto gli riservavano un trattamento di riguardo.
Prima di Spielberg, la sua storia aveva ispirato anche il regista francese Philippe Lioret, che nel 1994 girò “Tombé du ciel” (Caduto dal cielo). Nel 2006, due anni dopo il film di Steven Spielberg, Nasseri uscì dall’aeroporto, verso l’ospedale, poi andò in un ricovero per senzatetto Emmaus. Coi risparmi racimolati è riuscito a vivere in albergo fino a poche settimane prima di tornare a passare i suoi ultimi giorni in quella che ormai era diventata casa sua: l’aeroporto di Parigi.