Twitter, boom di profili falsi “verificati”: Musk blocca l’acquisto delle spunte blu

Il nuovo proprietario di Twitter deve correre ai ripari: il sistema delle spunte blu a pagamento non funziona.

Una marea di account fake ha pagato per avere la certificazione introdotta dal nuovo corso di Musk. Il magnate ha deciso così di chiudere – o di mettere tra parentesi – il suo progetto che adesso andrà ripensato a fondo.

Elon Musk fa marcia indietro? O meglio, forse è più corretto dire che è tornato sulla «retta via» come il figliol prodigo. L’account-parodia di Gesù Cristo con la spunta blu di Twitter è stato decisamente troppo. Perfino per un personaggio spesso e volentieri sopra le righe come il patron di Tesla e SpaceX. E adesso anche di Twitter.

Musk voleva rivoluzionare tutto. Ma adesso sembra essersi reso conto che nel suo approccio c’è qualcosa che non va. Il suo modello di business sembra non funzionare. E con lui la guerra che aveva dichiarato agli account falsi. Non fosse altro per il fatto che così il sistema della verifica dei profili non è più sensato.

Ai dipendenti di Twitter, almeno a quelli che sono sopravvissuti alla “decimazione” operata dal magnate col recente maxi taglio di post di lavoro, è arrivata una mail che annuncia lo stop del piano delle spunte blu a pagamento, Come riporta il Washington Post, dovrebbe trattarsi di una chiusura soltanto temporanea. Una specie di pausa che servirà a capire come far promuovere l’abbonamento a Twitter senza con questo alimentare la girandola degli account fake proliferati su Twitter. Perché sono tantissimi quelli – “Super Mario” o “Gesù Cristo” – che hanno scucito gli 8 dollari al mese per avere la spunta blu dell’account verificato.

Spunte blu a pagamento: un sistema da rivedere a fondo

Nelle intenzioni il progetto del nuovo corso di Musk avrebbe dovuto stabilire che dietro a ogni profilo c’è una persona reale, con quella identità. Ma la reazione del web è stata ironica: una marea di profili falsi si è precipitata a pagare per avere la spunta blu, sbeffeggiando Twitter e il suo nuovo proprietario.

Dal miliardario non sono arrivati commenti sul cambio di direzione, ma ha sollevato – una volta ancora via social – la questione degli account parodistici. Per Musk la soluzione potrebbe essere quella di inserire «la parola “parodia” nel nome e non solo nella bio». Un altro grattacapo per il magnate dopo quella, ben più pressante, del crollo del mercato tech, che sta creando non poche grane anche a Meta, il colosso social che possiede WhatsApp, Facebook e Instagram.

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