Denuncia il padre che voleva avvelenarla perché non accettava il matrimonio combinato

Una giovane donna indiana costretta a denunciare il padre che voleva forzarla a sposare uno sconosciuto a distanza.

La ragazza è riuscita a salvarsi perché ha saputo reagire con decisione rivolgendosi a un legale.

Poteva finire come con Saman Abbas, la giovane pachistana ammazzata dai familiari a Novellara (Reggio Emilia) perché non intendeva accettare un matrimonio combinato. A fare la stessa fine ci è andata vicina, racconta il ‘Corriere della sera’, anche Kala (nome di fantasia), una giovane donna di 29 anni. Che è riuscita a salvarsi perché ha reagito con decisione denunciando il padre. Così è riuscita anche ad ottenere l’annullamento del matrimonio a distanza con un indiano che nemmeno conosceva.

La vicenda che poteva trasformarsi in un altro “caso Saman” è avvenuta a Soliera, in provincia di Modena. Kala è arrivata qui quando aveva solo cinque anni assieme ai genitori e a un fratellino di pochi mesi. Kala è andata a scuola n Italia, crescendo con amici del posto. Si è diplomata come segretaria d’azienda, ha preso anche la cittadinanza italiana e si è fidanzato con un coetaneo di Modena. Dopo aver partecipato anche a concorso per modello a Milano, ha cominciato a lavora in una ditta in provincia di Modena.

I guai cominciano nel 2017, quando Kala ha 24 anni. È allora che il padre le comunica di aver “combinato” il suo matrimonio con un giovane indiano a lei del tutto sconosciuto. La ragazza si ribella ma il genitore non appare disposto a cambiare idea. Così è costretta a sposarsi a distanza e le programmano pure il viaggio di nozze. A Dubai, dove avrebbe dovuto fare conoscenza dello sposo e dei genitori di lui. Le nozze vengono anche registrate in Italia. La ragazza però non si rassegna e le discussioni col padre si fanno sempre più aspre. Cominciano ad arrivare anche le prime minacce.

La richiesta di aiuto a un legale

Kala inizia ad avere paura. Così si rivolge a un avvocato: lo stesso che anni prima aveva aiutato la famiglia ad avere i permessi di soggiorno. Il legale la ascolta e fa di tutto per aiutarla e proteggerla. Un giorno in studio gli si presentano il padre e lo zio di Kala: vogliono che la convinca ad accettare il matrimonio combinata.

Ma la giovane non ha alcuna intenzione di cedere. Le pressioni e le minacce aumentano di intensità, al punto che Kala, temendo per la sua vita, installa telecamere e registratori a casa sua. È la mossa che probabilmente le salva la vita. Le capita infatti di ascoltare una telefonata agghiacciante del padre col “suocero” in India. Al quale il genitore promette che lui è pronto a far rispettare le regole a qualunque prezzo. E se Kala non accetterà il matrimonio a distanza, si dice disposto a ucciderla con una tisana avvelenata.

Davanti a questo piano omicida la giovane rompe ogni esitazione. Si presenta in procura assieme all’avvocato e denuncia suo padre, poi se ne va da casa. E ieri, 11 novembre, è arrivata la lieta notizia: il tribunale di Modena ha annullato il matrimonio fatto contro la sua volontà. Intanto i genitori e il fratello si sono trasferiti in Germania. Kala nel frattempo aveva ritirato la denuncia penale, per dare un’altra possibilità a quel genitore incapace di accettare la sua libertà.

 

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