Solo tanta paura e pochi danni: l’epicentro in mare a una profondità di 8 km ha evitato il peggio.
Ma è stata la scossa più forte nell’area dal 1930, ha detto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Soltanto danni “lievi” e tanta paura. Al punto da far ritornare alla memoria lo spettro del sisma del 2016. Per ore uno sciame sismico ha agitato il Centro Italia e una porzione del Nord Italia. Ieri mattina un sisma di magnitudo 5.7 (epicentro al largo della costa marchigiana, profondità di circa 7 chilometri) ha fatto tremare tutta la costa adriatica ed è stato avvertito anche nell’interno, fino a Roma e Firenze.
La prima scossa avvenuta alle 7:07, rileva l’Ingv, è la più forte dal 1930, data del terremoto di Senigallia di magnitudo 5.8. Alla prima è seguita una seconda scossa, a cinque minuti di distanza, di magnitudo 4.4, sostanzialmente con lo stesso epicentro: in mare a 30 chilometri di distanza da Pesaro.
Successivamente è partita una successione di oltre cinquanta di scosse. Lo sciame sismico è andato avanti almeno fino alle 13:30, alle 13:10 si è registrata una scossa di 3.9, con epicentro sempre a 30 chilometri di distanza dalla costa, una scossa sentita anche in Friuli e Veneto. “Dalle prime verifiche risultano danni lievi in alcune località, ma squadre dei vigili del fuoco proseguiranno i sopralluoghi nel corso della giornata”, ha comunicato la Protezione civile.
“Per eseguire le opportune verifiche di agibilità – spiegano sempre dalla Protezione civile – sono stati chiusi i plessi scolastici e sulle linee ferroviarie interessate dal terremoto, l’Adriatica tra Rimini e Varano, l’Ancona-Pesaro tra Falconara e Jesi e la Rimini-Ravenna tra Gatteo e Cesenatico, sono state svolte attività di ricognizione. Alle ore 12 è stata riaperta la circolazione ferroviaria. Le stesse attività di verifica sono state avviate e concluse sulla rete stradale e autostradale. La regione Marche ha inoltre attivato i volontari di protezione civile a supporto della popolazione”.
In tanti hanno raccontato di una scossa lunghissima e violenta. Molti sono stati sopresi al mattino mentre si stavano preparando per recarsi al lavoro o per accompagnare i figli a scuola. E soprattutto tutti si ricordano del terremo di anni fa (quello del 2016 e 2017). Se lo ricorda molto bene il primo cittadino di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo. Che ha subito pensato ad “attivare la vigilanza e mettere la città in sicurezza”. Il sindaco ha parlato di “ore di attesa e di paura, perché possono registrarsi nuove scosse”.
Quanto ai danni, al momento – ha scritto in un comunicato il presidente Conferenza episcopale marchigiana (Cem), monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia – “si lamentano distacchi di stucchi e lesioni in alcune chiese nella zona di Senigallia e Pesaro”.
Di concerto con le Prefetture, i sacerdoti stanno svolgendo le prime verifiche in tutte le chiese aperte e segnalano ai vigili del fuoco eventuali problemi”. Papa Francesco, ha aggiunto il vescovo, “ha chiesto notizie e garantito la sua vicinanza alla popolazione colpita prima dall’alluvione ed ora dal terremoto”.
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