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Politica

Il governo Meloni fa sul serio sul ponte tra Reggio Calabria e Messina

Il ponte è in cima alla lista degli obiettivi del governo Meloni. Lo ha ribadito a presidenti di Calabria e Sicilia il ministro delle Infrastrutture Salvini.

I lavori potrebbero avere inizio già il prossimo anno. Ma ci sono diverse incognite anche dal punto di vista della fattibilità dell’opera.

Il ponte sullo Stretto di Messina (e Reggio Calabria) è una delle “priorità” del governo Meloni. A confermalo è stato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il leader del Carroccio non è nuovo a fughe in avanti. Ma questa volta sembra diverso: la sua dichiarazione giunge dopo un incontro ufficiale coi presidenti delle regioni Calabria (Roberto Occhiuto) e Sicilia (Renato Schifani). Sembra improbabile che Salvini si sia mosso in solitaria senza prima concordare la mossa col premier Meloni.

Dall’incontro con Salvini i due presidenti (entrambi di Forza Italia) sono usciti a quanto si sa visibilmente soddisfatti. Schifani ha reso noto che al vaglio c’è “l’adozione o meno del modello Genova per velocizzare quei lavori che con quel modello hanno dato ottimi risultati”. A giudizio dell’ex presidente del Senato “il clima è perfetto e ottimo credo che ci siano tutti i presupposti” per realizzare finalmente il tanto agognato Ponte sullo Stretto.

Occhiuto ipotizza già per il 2023 l’inizio dei lavori. Il presidente calabrese ha poi proposto la creazione di un tavolo di lavoro con gli altri presidenti e il ministro Salvini sul tema delle infrastrutture nel Sud Italia.

I problemi da affrontare per la realizzazione del ponte sullo Stretto sono due: la sua fattibilità e il costo.

Quanto verrebbe a costare il ponte sullo Stretto?

Costruire il ponte, spiega Money.it, dovrebbe avere un costo iniziale pari almeno a 3,9 miliardi di euro. L’opera però non è inserita nel Pnrr perché tutte le opere previste dal Recovery Plan andranno rendicontate nel 2026, mentre nel caso del ponte i lavori andrebbero avanti almeno per dieci anni. Non finirebbero prima del 2033 se, come auspicato da Occhiuto, dovessero iniziare già nel 2023.

I fondi per il ponte non possono essere recuperati a debito, soprattutto in momento in cui tutte le risorse recuperate saranno riutilizzate per tamponare le emergenze, in primis quella energetica. Per Occhiuto l’idea, condivisa con Salvini, è di andare a chiedere soldi “all’Europa, che per la verità considera il ponte più strategico d’Italia perché l’ha inserito nei corridoi, di cofinanziare il ponte con gli strumenti che si concorderanno tra il governo nazionale e l’Europa stessa”. Si tratta in sostanza di usare – almeno in parte – i fondi europei, chiedendo a Bruxelles l’autorizzazione per dirottare sul ponte gli investimenti ordinari in sviluppo territoriale che provengono perlopiù dai fondi di coesione per le Regioni.

In totale, stando alle stime di Marco Ponti, di Bridges Research Trust onlus, tra costi diretti e indiretti, il ponte sullo Stretto dovrebbe avere un costo finale tra i 22 e i 29 miliardi di euro. Soldi a carico dei contribuenti.

I problemi di fattibilità dell’opera

C’è poi il nodo della fattibilità. Ogni progetto dovrà far fronte a potenziali problemi molto seri, a cominciare da quelli sismici.

Uno studio del 2021 ha spiegato che ci sono diverse soluzioni ingegneristiche alternative, ognuna con delle criticità. Impossibile fare un tunnel sottomarino a causa della profondità del mare e per le distanze entroterra da cui partire risultano proibitive.

Potrebbe funzionare l’ancoraggio al fondo coi cavi, ma è un progetto ma tentato e non mancano le incognite (stabilità e tenuta). C’è la terza soluzione: un ponte sospeso a campata unica di 3 chilometri, ma andrebbe fatto distante sia da Messina che da Reggio risultando così molto scomodo per il traffico. Ma anche in questo caso ci sono problemi statici (le pendici non danno garanzia di stabilità) e di fragilità (per via della flessibilità della struttura dal punto di vista sismico).

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