Sembrava sopita la guerra a Stelle e Strisce intentata contro TikTok. Già, sembrava. Non è affatto così. Ci ha pensato Brendan Carr a riaccendere la miccia. Il commissario della Federal Communications Commission, una sorta di Commissione federale per le comunicazioni, agenzia governativa con carattere di autorità amministrativa indipendente degli Stati Uniti d’America, non ci è andato per niente per il sottIle.
“Il Council on Foreign Investment in the US (CFIUS) dovrebbe agire per vietare TikTok”. Parole chiare ed inequivocabili quelle di uno dei cinque commissari della Federal Communications Commission, in un’intervista apparsa anche su axios. Non sorprende certo l’attacco al numero uno dei social, il marchio più visto nel 2021, più di Google tanto per intenderci.
Semmai colpisce il tono alto e le parole forti utilizzate da Brendan Carr per sollecitare l’azione su TikTok. Con oltre 200 milioni di download solo negli Stati Uniti, la popolare app sta diventando una forma di infrastruttura informativa critica, rendendo la proprietà dell’app da parte di una società madre cinese, un obiettivo di crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale da parte degli Stati Uniti d’America.
TikTok è attualmente in trattative con CFIUS, un comitato inter-agenzia che conduce revisioni sulla sicurezza nazionale degli accordi delle società straniere, per determinare se può essere ceduto dalla società madre cinese ByteDance a una società americana e rimanere operativo negli Stati Uniti. Ma le trattative non sono affatto semplice. E il concept di avere un nemico cinese in casa, non sconfinfera molto agli americani.
Il New York Times ha riferito a settembre che un accordo stava prendendo forma ma non ancora nella sua forma definitiva e che il funzionario del Dipartimento di Giustizia Lisa Monaco era preoccupato che l’accordo non fornisse un isolamento sufficiente da Pechino. Di traverso i Repubblicani, che potrebbero tentare di scartare qualsiasi accordo considerato troppo facile per la Cina. Anche perché riecheggiano le parole di Carr: “Non credo che ci sia una strada per nient’altro che un divieto” ha detto il Commissario citando recenti rivelazioni su come TikTok e ByteDance stiano gestendo i dati degli utenti statunitensi.
L’assalto di Brendan Carr è frontale: il Commisario della FCC ha evidenziato le preoccupazioni per i dati statunitensi che tornano in Cina e il rischio che un attore statale utilizzi TikTok per influenzare segretamente i processi politici negli Stati Uniti. Semplicemente non c’è “un mondo in cui potresti trovare una protezione sufficiente sui dati che potresti avere sufficiente fiducia che non stanno tornando nelle mani del Partito comunista cinese”. Ma se Carr attacca, TikTok si difende così, per bocca di un suo portavoce.
“Il commissario Carr non ha alcun ruolo nelle discussioni riservate con il governo degli Stati Uniti relative a TikTok e sembra esprimere opinioni indipendenti dal suo ruolo di commissario FCC. Noi siamo fiduciosi di essere sulla buona strada per raggiungere un accordo”. Un accordo, comunque, che ancora manca.
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