Paula Onofrei ha perso la vita a fine luglio dopo aver aspettato un’ambulanza per due ore e 37 minuti. Oggi i familiari chiedono di scoprire la verità e come si possa attendere così a lungo per essere soccorsi.
Paula Onofrei avrebbe aspettato ben 157 minuti prima di ricevere soccorso dai sanitari di un’ambulanza. Due ore e mezzo circa di attesa, un’attesa infinita se ci si sente molto male e si necessitano cure mediche.
In quell’intervallo di tempo, vengono eseguite 4 telefonate al 118. A chiedere soccorsi è la sorella minore di Paula, Rebecca, che è in casa con Paula. Due giorni prima, Paula si era recata al pronto soccorso, manifestando crampi all’addome alquanto pesanti. Lì ipotizzano che possa essere colite e dopo aver atteso per ore in sala d’aspetto, la ragazza opta per tornare nella propria abitazione, nonostante fosse fortemente dolorante.
Poi, il 23 luglio, le sue condizioni fisiche subiscono un forte peggioramento e la sorella, decide di contattare un’ambulanza.
«Mia sorella sta male, non sente più le mani e i piedi». Al telefono le viene ribattuto:«Arriviamo», ma per arrivare impiegheranno oltre due ore e mezzo e altre tre chiamate prima che arrivi l’ambulanza. «Quando sono arrivati era troppo tardi. Mia sorella si poteva salvare, si poteva fare di più invece è morta davanti ai miei occhi», ha raccontato la sorella di Paula.
Il giorno del dramma, Artemiza, madre di Paula, era in Romania, per cui ha potuto solo assistere tefonicamente, senza poter far nulla, a quanto occorso: «Voglio sapere chi è colpevole di tutto questo, chi ha sbagliato deve pagare, mia figlia non tornerà più ma almeno deve avere giustizia».
Mentre ora starà alla Procura di Roma indagare su questa complessa vicenda, Ares spiega di aver dato vita a un’inchiesta interna. La famiglia di Paula, ha consegnato tutti gli elementi che aveva in mano tra cui pure uno screen per provare gli orari delle chiamate tra Rebecca e il 118.
Gli investigatori dovranno comprendere che cosa è successo, soprattutto se quel giorno non c’erano ambulanze che potevano intervenire a Roma, e come mai. L’altro interrogativo è se la ragazza si sarebbe potuta salvare con un intervento veloce. Paula è deceduta per choc settico provocato da ulcera duodenale perforata.
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