Un pescatore andrà a processo: è accusato di aver soppresso un cane, una femmina di setter, con una iniezione letale.
Il cane era diventato la mascotte dei laghetti frequentati dall’uomo. Sarà processato anche per l’accusa di essersi intascato migliaia di euro dell’associazione di pesca di cui era socio.
Andrà a processo il 61enne di Verona accusato di essersi appropriato indebitamente del denaro dell’associazione di pesca di cui era socio. Ma questa è stata solo la prima accusa, quella che ha fatto partire l’inchiesta. L’uomo al processo dovrà rispondere anche di un’altra accusa, venuta a galla durante le indagini: quella di aver ucciso un cane – un setter nero e bianco – somministrandogli un’iniezione letale.
I fatti risalgono al periodo tra dicembre 2020 e febbraio 2021. L’associazione aveva affittato un terreno a Buttapietra sul quale sorgono tre laghetti per la pesca sportiva. Il 61enne si occupava anche di alcuni aspetti legati alla gestione del luogo.
Secondo gli investigatori si sarebbe messo in tasca 1.500 euro che gli erano stati consegnati per pagare il canone di affitto. Altri 1.500 se li sarebbe intascati per una pratica di condono edilizio. Ci sono poi i 1.100 euro che avrebbe trasferito dal conto dell’associazione al proprio conto personale. Infine si sarebbe intestato una roulotte del valore di 400 euro e un motore da imbarcazione dello stesso valore.
Ecco perché ha eutanasizzato il cane
Ma non è tutto: nella primavera del 2020 un anziano che abitava vicino ai laghetti gli aveva regalato un cane da caccia. A chiederglielo sarebbe stato lui stesso, per tenerlo all’interno della struttura. Il cane si chiamava Zara: una femmina di razza setter di tre anni, dal pelo bianco e nero. Per mesi Zara ha gironzolato nell’area dei laghetti, diventando presto la mascotte di tutti i pescatori. Poi è scomparsa nel nulla.
A farla sparire, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, è stato proprio lui: il sessantunenne, che l’avrebbe eliminata con un’iniezione. Sempre lui avrebbe rivelato di aver soppresso il cane nel corso di una riunione con gli altri soci dell’associazione. Temeva che l’animale potesse uscirsene dal cancello, che rimaneva spesso aperto, e aggredire qualcuno.
Queste sono le accuse rivolte dalla procura al pescatore. Il caso del 61enne è stato trattato mercoledì dal giudice per l’udienza preliminare Paola Vacca. Alla fine l’uomo, assistito dal suo legale, avvocato Massimo Pagliari, si è visto rinviare a giudizio. Dovrà comparire il prossimo 18 gennaio, data di apertura del procedimento, davanti al giudice Enrico Zuccon.