Il video che ha immortalato l’incredibile delitto avvenuto in centro storico a Genova ha spinto la procura a contestargli l’odio razziale.
In casa i carabinieri gli hanno trovato circa 60 armi. L’arco usato per uccidere l’operaio di origini peruviane era una delle più letali.
Dicono che dalla finestra del suo appartamento abbia urlato: «Stranieri di m… ve ne dovete andare». Dopodiché Evaristo Scalco ha scoccato una freccia – di quelle usate per abbattere i cinghiali – puntando verso Javier Alfredo Miranda Romero, peruviano di 41 anni, fresco papà di una bimba di un giorno.
Il 41enne, infilzato dalla freccia, è morto. Ai carabinieri che lo arrestavano Scalco avrebbe detto: «Mi sa che mi sono rovinato». Dopo ha negato di aver mirato per colpire quell’uomo. «Gli avevo chiesto gentilmente di fare silenzio. Poi ho perso la testa».
Il video che ha immortalato il folle omicidio però racconta una storia diversa. Scalco stava insultando i passati e la procura, per quelle parole urlate dalla finestra prima di scoccare la freccia assassina, gli contesta l‘omicidio volontario aggravato dalle finalità di discriminazione e di odio razziale e dai futili motivi. La freccia ha colpito Miranda un fianco, compromettendogli in maniera irreparabile il fegato. Inutili anche i due tentativi di trapianto. Si è spento dopo un’agonia durata sette ore.
I primi accertamenti dei carabinieri hanno evidenziato che l’arma è una delle più micidiali tra quelle – circa una sessantina – custodite dall’uomo in casa.
Un delitto in pieno centro storico
Il delitto si è consumato nel quadrilatero dello spaccio, in piazza Franchi. Javier Alfredo Miranda Romero, operaio edile, era uscito con gli amici per festeggiare la nascita della sua bambina. Aveva passato con loro la serata in un bar dei via dei Quattro Canti di San Francesco. Aveva bevuto molto e dopo il match di Champions Napoli-Liverpool, faticava a camminare. Il gruppetto di amici si era fermato davanti al civico 8 della piazza. Aveva fatto rumore e dato anche, pare, dei colpi a una saracinesca.
E qui entra in gioco Evaristo Scalco, 63 anni, genovese di nascita ma per anni residente in provincia di Varese. Da poco più di un mese viveva in quel palazzo, da quando cioè era stato assunto come artigiano per fare dei lavori sul Kirribilli, il super yacht di Renzo Piano. L’uomo, senza precedenti penali, ha raccontato ai militari di essere rientrato da Malta la sera del martedì. Ha detto che le urla gli impedivano di dormire, ecco perché si è sporto dalla finestra.
La testimonianza dell’amico della vittima
Ma un amico di Miranda, che ha assistito incredulo alla scena, racconta che quell’uomo proferiva insulti razzisti. Ecco perché il suo amico, lo stava riprendendo col cellulare. E smentisce anche che Scalco fosse stato disturbato mentre dormiva. «Dalla sua casa proveniva musica a tutto volume, era ubriaco. Noi non facevamo nulla di male».
Scalco intima agli sconosciuti di andarsene. Ma loro rimangono lì a filmare la scena. A quel punto lui va in salone, piglia l’arco che si è costruito artigianalmente, torna alla finestra e lancia il dardo. Romero Miranda – si vede nel video pubblicato dal Secolo XIX – rimane per un po’ in piedi, con una chiazza di sangue sulla strada. Scalco invece rimane immobile, con l’arco ancora in mano.
La scena è surreale: «Io ti avevo avvisato» dice Scalco, quasi in stato di trance. Qualcuno gli urla: «Perché?». E lui risponde «Perché offende». L’amico chiama i soccorsi, l’artigiano poi, si vede sempre nel video, scende in strada e cerca di levare la freccia conficcata nell’addome con una pinza e uno straccio bianco. Gli amici di Miranda poi lo aggrediscono. Per l’operaio peruviano non ci sarà nulla da fare: morirà dopo ore di agonia.