M. Mecozzi, medico omeopata 60enne, ha ricevuto una condanna a tre anni per omicidio colposo per il decesso di Francesco Bonifazi, un bimbo di 7 anni morto per una serie di complicazioni da otite non curata con terapia antibiotica
Un medico omeopata di 60 anni, M. Mecozzi, è stato condannato a tre anni per omicidio colposo. Nello specifico, lo hanno condannato a tre anni di prigione e lo hanno interdetto per 5 anni dalla professione di medico omeopata.
A infliggergli questa pena è il Tribunale di Ancona, per il decesso di Francesco Bonifazi, un bimbo di 7 anni di Cagli (Pesaro Urbino), morto per una serie di complicazioni causate da un’otite al nosocomio Salesi di Ancona, il 27 maggio 2017. La procura aveva chiesto 4 anni per il medico 60enne.
Il dottore era sotto accusa per omicidio colposo. Il verdetto nei suoi confronti ha messo fine a una storia che ha visto condannati (a tre mesi, con rito abbreviato), anche i genitori del piccolo Francesco. Il nonno del piccolo da parte di madre, si è costituito parte civile, con lo zio e con l’Unione Nazionale Consumatori.
La storia
Mecozzi era medico di base della famiglia Bonifazi già da diverso tempo, e, come sostenuto dall’accusa, avrebbe consigliato ai genitori del bambino di non portare Francesco in nosocomio perché febbre elevata e vomito erano sintomi “normali”, che anche altri pazienti avevano manifestato. Da quanto si apprende, il suddetto medico, che intanto aveva ripreso a esercitare la professione, contattato diverse volte dai genitori del bambino, all’inizio della malattia, sia per telefono che tramite whatsapp, avrebbe «sottostimato il quadro clinico che indicava una infezione di elevata gravità», e avrebbe quindi trascurato quegli aspetti, sintomo di evoluzione ascessuale, prescrivendo al bambino una terapia con solo medicinali omeopatici, senza dare nessuna terapia antibiotica.
I genitori del piccolo furono condannati in quanto considerati corresponsabili della morte di Francesco, dato che avrebbero “avallato” il genere di cura consigliata dal medico, cioè di trattarlo solo con cure omeopatiche.
Per via del fatto che non gli erano stati dati antibiotici, l’otite si aggravò in una encefalite letale. Di fronte ai magistrati, i genitori asserirono di essersi rivolti a Mecozzi in quanto in ansia per le condizioni del piccolo, soggetto ad ammalarsi spesso, e per il fatto che prendesse frequentemente antibiotici, che avrebbero potuto renderlo ancor più debole. Si erano rivolti all’omeopata perché da questo genere di cure avevano tratto beneficio precedentemente.