“Accordo segreto” tra Trump e Putin per l’invasione dell’Ucraina: le rivelazioni del New York Times, con documenti e report risalenti alla campagna elettorale del 2016.
Pesanti le dichiarazioni e le speculazioni che vengono proposte da uno degli ultimi articoli del New York Times. Nell’analisi firmata da Jim Rutemberg, datata 2 novembre 2022, vengono infatti mosse delle ipotesi che vedono coinvolti, nell’invasione dell’Ucraina, sia l’ex presidente americano Donald Trump che il premier russo Vladimir Putin.
Ma non si parla però di scontri e disaccordi, tutt’altro: alla base dell’annessione forzata del territorio ucraino, infatti, vi sarebbe un “accordo” tra Trump e Putin che trarrebbe le sue origini fin dalle ultime elezioni presidenziali. Quelle che hanno permesso a Trump di sconfiggere la sua concorrente Hillary Clinton.
La notte del 28 luglio 2016, mentre Hillary Clinton stava accettando la nomina presidenziale a Filadelfia, il presidente della campagna elettorale di Donald J. Trump, Paul Manafort, avrebbe ricevuto un’email urgente da Mosca. Il mittente era un amico e socio in affari di nome Konstantin Kilimnik. Cittadino russo nato nell’Ucraina sovietica, Kilimnik dirigeva l’ufficio di Kiev della società di consulenza internazionale di Manafort, noto lobbista e consulente di Donald Trump per la campagna elettorale.
In quella email, Kilimnik avrebbe spiegato l’urgenza di parlare faccia a faccia il prima possibile. Esattamente ciò di cui voleva parlare era apparentemente troppo sensibile, e non poteva correre il rischio venisse intercettato in qualche modo. Ma aveva fatto riferimento (in codice, con una parola segreta) a un importante ex cliente, il deposto presidente ucraino Viktor Yanukovich, fuggito in Russia nel 2014 dopo aver presieduto al massacro di decine di manifestanti pro-democrazia. Manafort avrebbe risposto in pochi minuti e l’incontro sarebbe stato fissato per cinque giorni dopo.
L’incontro sarebbe avvenuto nella Grand Havana Room, in cima all’edificio della 666 Fifth Avenue, la torre degli uffici di Manhattan di proprietà della famiglia del genero di Trump, Jared Kushner. Proprio lì, in quella stanza, Kilimnik avrebbe condiviso un piano segreto il cui significato sarebbe diventato chiaro soltanto sei anni dopo, quando l’esercito russo invasore di Vladimir Putin si è spinto oltre i confini dell’Ucraina.
Con questo prologo inizia l’articolo del New York Times, che parla di come tra Donald Trump e Vladimir Putin sia stato sancito un accorto in cambio della vincita delle elezioni presidenziali americane del 2016. Secondo quanto viene avanzato dal quotidiano statunitense, il presidente russo avrebbe infatti offerto all’ex presidente americano, in cambio del suo favore in quella che venne definita “operazione militare speciale”, il supporto degli hacker di Mosca nella sua campagna elettorale del 2016. Campagna che infatti si rivelò vincente.
Un intreccio d’affari, il loro, che avrebbe però messo in gioco il destino dell’Ucraina. Se provvidenziale sarebbe stato infatti l’intervento delle forze russe per Trump, dall’altro l’ex presidente americano avrebbe dovuto fare da “garante” per la riuscita del “Piano Mariupol“: piano, questo, discusso proprio tra Paul Manafort e Konstantin Kilimnik nella Grand Havana Room. Un piano che già nel 2016 conteneva tutto nei minimi dettagli: l’invasione dell’Ucraina, la creazione di una repubblica autonoma nell’Est del Paese, la presidenza di quella repubblica assegnata all’ex presidente ucraino Vyktor Yanukovych (deposto dalle rivolte).
Un piano, questo, che – spiega ancora il New York Times – non sarebbe andato esattamente come previsto. La vittoria di Biden avrebbe infatti complicato l’attuazione delle operazioni, così come anche la condanna di Paul Manafort per bancarotta fraudolenta. Ad ogni modo, l’invasione è stata comunque portata a termine da Putin, con o senza l’effettivo “sostegno” segreto di Donald Trump.
Nel suo articolo, Jim Rutenberg ricostruisce tutti i presunti retroscena, facendo riferimento a documenti e rapporti che risalgono addirittura al 2005. Proprio di quell’anno, infatti, sarebbe datata una nota inviata a un oligarca russo, Oleg Deripaska. Una nota nella quale il lobbista trumpiano Manafort suggeriva di “solidarizzare” con Yanukovych, sostenendo le sue elezioni in Ucraina “a favore di Putin” – elezioni che poi Yanykovych vinse davvero, prima di venire deposto nel 2014. E ancora, Rutenberg parla anche di diversi favori fatti da Trump a Putin: il suo debole appoggio alla Nato, la possibilità di riconoscere la Crimea russa, il blocco degli aiuti militari a Kiev. Favori che avrebbero il sapore di un “saldo di un debito” nei confronti del presidente russo.
Il Torino di mister Vanoli è partito molto bene in Serie A e, nonostante le…
Dai fasti degli anni '90 e dei primi 2000 sembra passata un'eternità. Ormai da più…
Quali sono le aziende che garantiscono il miglior servizio per la luce e il gas…
Anticipazioni sulle prossime puntate della soap di Rai Uno Il Paradiso delle Signore 9: crisi…
Quando si parla di detergere il viso sono molti a commettere errori banali che compromettono…
Le anticipazioni sulla puntata del 15 ottobre di Temptation Island rivelano diversi colpi di scena:…