Negli Usa li hanno soprannominati fast furniture, “mobili veloci”. Costano poco e sono pensati che chi si sposta spesso.
In pandemia sono stati venduti a un ritmo frenetico. Ma con altrettanta velocità potrebbero diventare spazzatura.
In pandemia i mobili prodotti in serie si vendevano come il pane negli Stati Uniti, scrive il New York Times. Ma adesso altrettanto velocemente potrebbero finire nella pattumiera.
Ad andare fortissimo nel periodo pandemico sono state scrivanie, sedie, attrezzature per il patio, vendute a ritmi frenetici. Tanto è vero che gli affari in questo settore sono aumentati di oltre 4 miliardi di dollari tra 2019 e 2021. Tutti oggetti destinati però a usurarsi velocemente. Negli Usa li hanno chiamati “mobili veloci”, “prodotti in serie e relativamente economici, sono facili da comprare ma poi anche da gettare”. L’equivalente, nel campo dei mobili, del fast fashion, degli abiti di Zara o simili. Un mobilio adatto a chi conduce una vita nomade e cambia spesso di casa.
C’è chi parla di mobilio “usa e getta”. Come Deana McDonagh, professoressa di design industriale all’Università dell’Illinois: “Mi relaziono con il mobilio usa e getta come faccio con i fast food. È privo di cultura e non ha alcuna storia e tradizione”. Il New York Times spiega che molti letti e Ikea e scrivanie Wayfair comprati nel lockdown sono stati progettati per durare circa cinque anni, non di più.
Secondo Ikea, il colosso svedese dell’arredamento, la stima della durata della vita dei mobili è variabile. E i clienti vengono sollecitati a riparare, rivendere o restituire i prodotti che non usano più. Wayfair invece afferma: “Vendiamo una vasta gamma di prodotti di arredamento in tutti gli stili e fasce di prezzo“. Ma se alcuni sono destinati a “durare per generazioni” altri invece “soddisfano solo le esigenze momentanee“.
Ogni anno, secondo le statistiche, gli americani gettano via oltre 12 milioni di tonnellate di mobili. Si vengono così a creare autentiche montagne di rifiuti solidi cresciute “del 450% dal 1960”, stando a quanto riporta l’Agenzia per la protezione dell’ambiente.
Si riesce a riciclare qualche pezzo di mobilio, ma la gran parte finisce in discarica. Una tendenza che sembra destinata a crescere a dismisura se si pensa che soltanto il mercato dei mobili per l’e-commerce “valeva più di 27 miliardi di dollari nel 2021 ora si prevede che raggiungerà più di 40 miliardi di dollari entro il 2030”, secondo quanto riferisce un rapporto di Next Move Strategy Consulting.
Ogni anno Ikea apre mediamente 50 nuove sedi, mentre Amazon adesso “ ha in gestione due marchi, il moderno Rivet di metà secolo e il più rustico Stone & Beam”.
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