Antonio Milia, il carabiniere che ha assassinato il suo comandante all’interno della caserma di Asso, e l’inchiesta su chi abbia autorizzato il suo rientro a lavoro, perché il superiore non lo considerava pronto
Mentre c’è ancora incertezza su chi si occuperà di indagare su questo caso, se lo farà la Procura ordinaria di Como oppure quella militare di Verona che ne ha competenza per giurisdizione, pare che i magistrati intendano, come riporta il Corriere, interrogare i membri della Commissione medica che ha dato l’autorizzazione per far tornare a lavoro il brigadiere dei carabinieri Antonio Milia, 57 anni, che lo scorso giovedì ha assassinato il comandante Donato Furceri, 58 anni, nella caserma di Asso (Como).
Alla Commissione medica, da quanto si apprende, Milia avrebbe dato un’ampia documentazione clinica di medici privati, che pure non avrebbero rilevato anomalie nella possibilità di restituire un’arma a un uomo che da gennaio soffriva di disturbi mentali, ricoverato in psichiatria, che soffriva di ossessioni, e credeva che tutti ce l’avessero con lui.
In particolare, credeva che il comandante Furceri ce l’avesse con lui. Furceri era al comando della caserma di Asso dal 2021, dopo che era stato trasferito da Bellano. In questo contesto, Milia, che dopo il delitto è stato arrestato dai carabinieri Gis, Gruppo d’intervento élite dell’Arma, dopo ben 13 ore di trattative, non ha fatto mistero del fatto che intendesse togliersi la vita.
Nelle prime ammissioni rese durante l’interrogatorio da parte degli inquirenti, ha raccontato che a sua detta il comandante era responsabile pure dei suoi problemi in famiglia (Milia è sposato e ha tre figli, proprio come il comandante Furceri): il brigadiere aveva problemi con sua moglie, non andavano d’accordo da diverso tempo e lui dava la colpa al comandante, colpevole, secondo lui, di non dargli una mano sul posti di lavoro rendendogli complicata la vita già faticosa.
Il comandante, riteneva che Milia non fosse pronto a tornare in servizio in caserma, ma pensava necessitasse ancora di riposo, tant’è che il giorno dell’omicidio, Milia era in licenza, anche se la Commissione lo aveva ritenuto pronto a tornare in servizio circa 10 giorni fa.
Il delitto
Il brigadiere ha aperto il fuoco contro il suo superiore nel suo ufficio, inseguendolo mentre cercava di scappare e poi finendolo, colpendolo alla nuca. Il cadavere è rimasto per terra, all’entrata della caserma, ostruendo il portone, mentre dentro la struttura i familiari di Milia e Furceri si erano nascosti negli alloggi di servizio, siti allo stesso piano. Ma il killer aveva un unico obiettivo e non ha tentato di recarsi dagli altri presenti.