Muore così, Cristian Martinelli: ucciso di botte in strada per degli occhiali griffati. La baby gang voleva rapinarlo. La disperazione della mamma: “Merita giustizia”. Lo sfogo degli amici: “Non tutte le bestie sono in gabbia”.
Ennesimo caso di assurda e ingiustificata violenza in strada. Vittima, questa volta, un uomo di 35 anni, raggiunto, aggredito e ucciso da una baby gang di criminali.
L’aggressione risale al 14 ottobre, ma Cristian Martinelli è morto in ospedale due giorni dopo aver subito il brutale pestaggio, nei pressi della stazione di Casale Monferrato. Il tutto perché indossava degli occhiali griffati.
Gli amici di Cristian Martinelli: “Non tutte le bestie sono in gabbia”
Cristian Martinelli è morto il giorno prima del suo compleanno. Ad ucciderlo, le botte e la violenza folle di un gruppo di criminali. Una baby gang (“conosciuta come ‘Iron hands’ e composta da almeno una quindicina di persone, tutte giovanissime), nella quale si contano anche una ragazzina e un minorenne. Secondo quanto è stato ricostruito dalle autorità, pare che il gruppo lo avesse puntato per rubargli gli occhiali firmati.
L’uomo, che avrebbe compiuto 35 anni il 17 ottobre, avrebbe cercato di opporre resistenza, davanti a quel tentativo di rapina risultato poi letale. Per adesso, il numero degli indagati sale a 5. Tra questi Nicolae Capstrimb, un moldavo di 20 anni ritenuto a capo della banda e attualmente detenuto nel carcere di Vercelli. I carabinieri avrebbero però notificato l’informazione di garanzia anche agli altri quattro giovani giovani coinvolti.
Alla luce di quanto accaduto, la comunità è ancora sotto shock. E ai funerali della vittima, sua mamma aveva lanciato un importantissimo appello: “Cristian merita giustizia”. Martedì scorso, 25 ottobre, la funzione si è tenuta presso la chiesa di Trino Vercellese. E sono state tantissime le persone che quella mattina sono andate a dare l’ultimo saluto all’uomo, conosciuto e benvoluto sia a Morano che a Casale.
“Era una persona buona. Non dava mai fastidio a nessuno”, hanno raccontato gli amici, mentre esponevano i loro cartelli – “Non tutte le bestie sono in gabbia”.
Commosse anche le parole del Diacono Emor Lucingoli: “Sono arrabbiato. Cristian era uno di famiglia. Ed è morto così, in questo modo. Non è possibile, non è giusto. Ragazzi, uomini, donne, madri, padri, crediamo nei nostri figli. Noi siamo per la vita non per la morte. Si sta perdendo il valore della vita, ed è colpa anche nostra. Questa morte ci deve servire da insegnamento. La violenza non ha alcun senso”.