Si tratta di una malattia che attacca particolarmente giovani e donne ed è anche la seconda causa di disabilità nel nostro Paese dopo i sinistri stradali
La sclerosi multipla è una malattia che colpisce particolarmente donne e giovani in generale, ma per cui ci sarebbe una nuova terapia in grado di ridurre le “recidive”. Stiamo parlando dell’utilizzo di ocrelizumab, un farmaco che riesce a far diminuire le recidive e attualmente più di 250 mila persone che hanno questa patologia in tutto il globo, che fanno uso di questo trattamento.
Si tratta di un medicinale che sarebbe sicuro anche se si è incinta. Come spiega Claudio Gasperini, direttore Neurologia e Neurofisiopatologia del San Camillo Forlani a Roma, questo trattamento con «ocrelizumab continua a dimostrare nelle persone con forma recidivante e primariamente progressiva di sclerosi multipla un’efficacia significativa contro l’attività e la progressione della malattia, con un profilo di sicurezza coerente nel lungo termine».
Da alcune ricerche, generalmente questa malattia potrebbe insorgere tra i 20 e i 40 anni, anche se a volte anche da bambini. Si tratta di una malattia autoimmune che è anche la seconda causa di disabilità dopo i sinistri stradali. Le motivazioni sono ancora un mistero, forse i fattori possono essere diversi, tra cui diversità ormonali e genetiche, fattori sociali e ambientali.
Che cos’è la SM
La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria degenerativa autoimmune del sistema nervoso centrale dove le cellule immunitarie colpiscono la mielina apportando dei danno o devastandola e provocando, quindi, l’infiammazione. Tutto ciò va a influenzare il modo in cui il sistema nervoso centrale processa le informazioni e comunica con tutto il corpo, provocando danni a livello neurologico.
Quello che succede è che si perde il controllo muscolare ma i sintomi cambiano a seconda del soggetto. Di solito i pazienti affetti da tale patologia manifestano fatica, difficoltà a restare in equilibrio e a deambulare, o anche disturbi alla vista. Purtroppo non c’è ancora una cura definitiva, e ciò vuol dire che le persone convivono per anni con la suddetta patologia.
Questa malattia è la seconda causa di disabilità neurologica nei giovani adulti nell’Unione Europea, dopo quella causata da gravi incidenti stradali.