Turni di lavoro sfiancanti e stipendi da fame: Shein al centro dello scandalo

L’indagine realizzata dall’emittente televisiva Channel 4 hanno messo in luce le orribili condizioni di lavoro dei dipendenti di Shein.

Shein è diventata ormai una delle aziende più famose nel mondo della fast fashion. I suoi vestiti estremamente convenienti hanno attirato milioni di clienti in tutto il mondo. Ma è proprio il prezzo così basso dei capi di abbigliamento ad aver reso l’azienda un bersaglio di numerose indagini e polemiche, relative al trattamento dei lavoratori e ai rischi per l’ambiente.

Shein (fonte web) 19.10.2022-meteoweek.com
Shein al centro dello scandalo (fonte web)

Negli ultimi tempi si è iniziato a parlare sempre più dei pericoli legati al fast fashion. La “moda veloce” – basata sul consumismo, lo spreco e una produzione costante – ha un impatto terribile sul pianeta. Le conseguenze sono un consumo esorbitante di acqua e la diffusione di sostanze chimiche che non fanno altro che produrre inquinamento.

A ciò si aggiungono le condizioni in cui sono costretti a lavorare i dipendenti, in particolare donne e bambini, che vengono sfruttati senza pietà. Shein era già finita nell’occhio del ciclone in passato. Non solamente per l’inquinamento di cui l’azienda è responsabile (vista la sua offerta di migliaia di capi d’abbigliamento a prezzi stracciati) ma anche per le accuse di plagio mosse da diversi brand indipendenti e più piccoli.

L’inchiesta di Channel 4

Nelle scorse ore l’azienda è tornata a far discutere. Questa volta per via del documentario realizzato dall’emittente televisiva Channel 4 che ha messo in luce le dure condizioni in cui operano i lavoratori. L’inchiesta si intitola “Untold: Inside the Shein Machine” ed è stata condotta da Iman Amrani con l’ausilio di alcuni giornalisti sotto copertura.

Channel 4 è riuscito a portare il pubblico dentro a due fabbriche di Shein situate a Guangzhou. Dall’indagine è emerso che i dipendenti dell’azienda che vende milioni di capi in tutto il mondo percepiscono uno stipendio mensile di 4000 yuan – equivalente a circa 550 euro.

I lavoratori sono costretti a produrre la bellezza di 500 capi al giorno e la loro retribuzione è di 4 centesimi a vestito, con dei turni di lavoro di 18 ore al giorno e un solo giorno di riposo al mese. Come se non bastasse, la paga dei dipendenti al primo mese di lavoro viene trattenuta dall’azienda. Inoltre esistono delle punizioni per i lavoratori che commettono degli errori.

La risposta di Shein alle accuse

L’opinione pubblica è rimasta sconvolta dal documentario. Shein in pochissimo tempo è diventato uno dei più grandi colossi del fast fashion, sbaragliando la concorrenza di brand più longevi e popolari come Zara e H&M. Ora l’azienda si è ritrovata a dover rispondere a numerose e pesanti accuse.

Per il momento si è limitata a prendere le distanze dalle fabbriche mostrate nel documentario. L’azienda ha spiegato di non avere il controllo di nessuna delle industrie che si occupano della produzione dei suoi capi. La stessa Shein si è detta “estremamente preoccupata” per quanto emerso dall’inchiesta.

“Porremo fine alle collaborazioni che non soddisfano i nostri standard” è stato dichiarato in un comunicato, in riferimento al Codice di condotta che i rifornitori di Shein sarebbe obbligati a seguire. Inoltre l’azienda ha annunciato che presto interverrà con dei controlli a sorpresa in modo da poter verificare che tali condizioni vengano rispettate.

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