“Finalmente la verità. Il delinquente non sono io” afferma il gioielliere che 7 anni fa sparò e uccise due aggressori che lo stavano rapinando. Il caso finì alla ribalta della cronaca e ne conseguì un lungo processo, ma oggi Castaldo è stato assolto dall’accusa di eccesso di legittima difesa.
E’ arrivata una sentenza di assoluzione per Giuseppe Castaldo, il gioielliere finito a processo per eccesso di legittima difesa dopo avere sparato e ucciso i ladri che lo avevano rapinato. “Finalmente un giudice ha stabilito che il delinquente non sono io” ha commentato Castaldo poco dopo che il giudice si è espresso per l’assoluzione in quanto “il fatto non costituisce reato“.
Castaldo, oggi 75enne, aveva subito una rapina a mano armata sette anni fa a Ercolano, vicino Napoli, durante la quale aveva reagito sparando ai due ladri e uccidendoli. Durante questa vicenda giudiziaria, ha dovuto chiudere la sua attività e trovare un nuovo lavoro, ma ha problemi di salute per lo stress dovuto a quanto accadutogli quel giorno e vive di pensione sociale. Luigi Tedeschi e Bruno Petrone, questo il nome dei defunti, erano due cinquantenni che facevano parte di una banda che operava nella zona commettendo rapine.
Per l’avvocato difensore di Castaldo, Maurizio Capozzo, “da quel momento la vita di Giuseppe è cambiata. Si è ritrovato senza lavoro, costretto a difendersi da un’accusa assurda che persino i pm ritenevano infondata. Per vivere ha dovuto vendere alcune proprietà. Ora percepisce la pensione sociale: poche centinaia di euro“.
IL FATTO
Il 7 ottobre del 2015 fa il gioielliere si era appena recato insieme a un amico in banca per prelevare la somma di 5mila euro dal suo conto. Castaldo e l’amico vennero seguiti dai rapinatori, aggrediti davanti lo sportello mentre raggiungevano l’automobile e minacciati con una pistola falsa (ma priva di tappo rosso) terrorizzando l’ex-gioielliere e il suo accompagnatore. Il primo reagì sparando e uccidendo i due aggressori. Si attendono ora le motivazioni della sentenza espresse dalla giudice Antonia Napolitano Tafuri, la cui pubblicazione è prevista entro 45 giorni.
LA DIFESA
Secondo l’avvocato difensore “il gioielliere sparò quando aveva già consegnato il denaro appena ritirato, perché i banditi, anziché allontanarsi, minacciarono un passante (‘Se non te ne vai uccidiamo anche te’); questo, assieme al fatto che Petrone fece scarrellare la pistola a pochi centimetri dal suo viso, indusse Castaldo a ritenere che stesse correndo un gravissimo pericolo. Le due vittime facevano parte di una banda specializzata in rapine, composta da persone provenienti da Secondigliano e dalla Sanità“.
L’avvocato Capozzo è soddisfatto per il risultato giudiziario e per la sentenza di assoluzione. “Questo processo non sarebbe dovuto proprio cominciare — afferma—. Fin dall’inizio era stato chiaro che i fatti rientravano nel perimetro della legittima difesa e infatti la Procura chiese al gip l’archiviazione delle accuse. Il giudice tuttavia dispose l’impuitazione coatta del mio cliente ritenendo che la legittima difesa valesse solo per il rapinatore che impugnava la pistola, non per il complice che era con lui sullo scooter. Nel corso del dibattimento siamo riusciti a dimostrare che le cose stavano diversamente”.