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Politica

Tutta l’ipocrisia di Giuseppe Conte in poche semplici frasi

Contro la guerra ma non contro l’invasore Putin, contro il governo Draghi ma lo sosteneva, contro l’esecutivo Meloni ma sono gli stessi uomini del Conte I e II. Giuseppe Conte non fa politica, parla per emozioni e conta sulla memoria corta dell’elettorato. 

Giuseppe Conte è un vero camaleonte, un uomo capace di dire tutto e poi il suo contrario rinnegando persino le scelte prodotte quando era a capo del Governo. Una strategia che gli ha permesso di riconquistare consenso in campagna elettorale, elargendo promesse di ogni genere, attaccando avversari che sono stati suoi eccellenti alleati e criticando posizioni politiche che fino a qualche mese fa sono state suoi cavalli i battaglia.

Le sceneggiate a cui ci ha ormai abituati il leader del Movimento 5 Stelle hanno visto la loro massima espressione nell’ipocrisia con la quale ha attaccato ieri la presidente del Consiglio, responsabile a suo dire di volere dare al prossimo esecutivo una “continuità con il governo Draghi“, governo che lui ha sostenuto dandogli diversi ministri e facendo votare praticamente sempre il suo gruppo parlamentare in favore.

Durante il discorso alla Camera in cui Meloni ha chiesto la fiducia dell’Aula, Conte ha garantito da parte del M5S una opposizione “implacabile e intransigente“. Sfora di gran lunga il tempo a sua disposizione così da farsi richiamare, alza la voce per sottolineare le sue affermazioni, una tecnica utilizzata spesso dai grillini per dare enfasi a discorsi privi di contenuto ma che ben vengono diffusi sulle bacheche social.

Attacca la scelta di Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia per la sua impostazione “neoliberista tecnocratica“, ma si tratta dello stesso Giorgetti che era stato suo sottosegretario ai tempi in cui alloggiava a palazzo Chigi. Si tratta dello stesso Conte che oggi invoca la pace (concetto astratto del quale non dà alcuna definizione né strategia) ma non cita mai le responsabilità di Vladimir Putin. Solo un mese fa diceva: “La pace va costruita, nessuno ci dica che Putin non la vuole” come se le colpe della guerra non fossero della Russia, del resto nel suo esordio come presidente del Consiglio chiedeva la fine delle sanzioni contro Mosca. Si è indignato per quanto detto da Berlusconi sul leader russo ma il M5S ha sempre tenuto ottimi rapporti col Cremlino, tanto che Conte fece arrivare una squadra di tecnici russi durante l’emergenza Covid, poi rivelatisi militari in operazione di spionaggio in Italia. E ieri ha attaccato Meloni sulla guerra, preoccupato dalla “corsa al riarmo“.

Infine nel suo discorso sulla fiducia se la prende con la leader di Fratelli d’Italia in difesa del Reddito di Cittadinanza. “Avete intrapreso una guerra contro i poveri. Mettete alla gogna chi guadagna 500 euro al mese, quando voi guadagnate 500 euro al giorno” come se non avesse gli stessi privilegi. Non riconosce a Meloni nemmeno la vittoria elettorale, lui che fu premier nominato da Di Maio, non eletto in Parlamento e sconosciuto a chiunque in ambito politico. “La vedo molto volitiva e sicura di sé, ma le consiglierei prudenza perché non rappresenta la maggioranza degli italiani” minaccia l’ex-docente della Luiss.

Conte è stato capace di scatenare la crisi di governo che ha messo fine all’esecutivo di Mario Draghi in uno dei momenti più complicati per la Repubblica, con la guerra alle porte dell’Europa, una crisi economica al suo massimo, il Pnrr da concretizzare e l’emergenza Covid ancora da risolvere. Ma di tutto questo al leader dei M5S non interessa nulla, lui agisce per calcolo elettorale e per ottenerlo persegue l’unica strada che conosce, contando sulla memoria corta degli italiani: l’ipocrisia.

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