Ex-capitano del Napoli vittima degli usurai: 150mila euro versati al clan

Il popolare ex-capitano del Napoli avrebbe “versato” oltre 150mila euro a fronte di un debito da 65mila. Bruscolotti si era fatto carico del debito di un’amica che aveva dovuto affrontare per quasi 10 anni. 

Da capitano del Napoli di Diego Armando Maradona a vittima degli usurai. E’ la triste storia di Giuseppe Bruscolotti, ex-giocatore storico della squadra partenopea, oggi 71enne, nella quale ha giocato tra il 1972 e il 1988 che sarebbe tra coloro che hanno subito minacce da parte di uomini appartenenti al clan Volpe di Fuorigrotta.

I carabinieri hanno eseguito undici misure cautelari nei confronti di altrettante persone con l’accusa di avere messo su un traffico di usura e verso le quali Bruscolotti avrebbe versato 150mila euro in nove anni, dal 2011 al 2020. L’ex-capitano avrebbe usufruito di un trattamento “speciale” grazie ai suoi trascorsi sportivi, con una percentuale che si aggirava intorno al 20%, contro il 40% che veniva solitamente applicato alle altre vittime. Secondo un pentito, Bruscolotti “pagava il 20% di interessi. Commentai che il tasso era benevolo, e Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché si trattava del capitano del Napoli“.

Presentatosi davanti ai magistrati per raccontare i fatti, l’ex-giocatore ha affermato che “Quando si entra in questo vortice è impossibile uscirne. Purtroppo quando gli affari vanno male capitano situazioni del genere. Certo, con il senno del poi è facile dire che sarebbe stato meglio non farlo. Ma non lancio appelli, ognuno si assume le sue responsabilità. È ciò che ho fatto in tutta la mia vita, e anche in questa vicenda mi sono comportato così“.

LA GENEROSITA’ DI BRUSCOLOTTI

La triste vicenda ebbe il via nel 2011 quando una amica dell’ex-calciatore chiese del denaro in prestito a un uomo del clan. Bruscolotti si fece carico del debito per aiutare la donna ma non fu capace di affrontare le spese non appena il ristorante di sua proprietà andò in difficoltà economica a causa della crisi. “Almeno venite dalla Volpe [il soprannome del capo clan Antonio Volpe, ndr] per lo meno venite a salutare“.

Le “rate” chieste andavano dai 2.400 ai 2.600 euro al mese per un debito totale di 65mila euro. Nonostante fosse riuscito a pagare con regolarità, le cose andarono ulteriormente a peggiorare a causa dell’emergenza Covid che lo aveva messo alle strette. “Abbiamo difficoltà di sopravvivenza. Qua sta tutto fermo, tra poco iniziano i suicidi” aveva detto a uno dei debitori per tentare di giustificarsi. Poi le minacce, la paura e infine la denuncia alle forze dell’ordine.

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