James Webb continua i suoi scoop, i Pilastri della Creazione “si ergono” vicino a un buco nero

Davvero una manna dal cielo avere un telescopio così performante, capace di regalare autentiche rivelazioni, suggestive immagini di qualcosa tanto lontano da noi, ma così vicine.

James Webb - MeteoWeek.com 20221023
James Webb – MeteoWeek.com

Il James Webb Space Telescope della NASA ha rilasciato di recente un’istantanea dei Pilastri della Creazione, le torreggianti colonne di gas e polvere dove nascono le stelle.

L’epico nido stellare si trova all’interno della vasta Nebulosa dell’Aquila, una nuvola di polvere e gas che si trova a 6.500 anni luce di distanza.

Hubble e Webb, così simili così diversi

Nebulosa dell'Aquila - MeteoWeek.com 20221023
Nebulosa dell’Aquila – MeteoWeek.com

In realtà la zona cosmica in questione, era già stata motivo di accurata analisi, dal “papà” di James Webb, Il telescopio spaziale Hubble. Che nel lontano 1995 aveva osservato il famoso vivaio. Confrontando le due immagini una accanto all’altra, la telecamera di Webb perfora solide colonne di polvere cosmica, rivelando centinaia di stelle che Hubble non poteva vedere. Per tanti motivi.

Sia Hubble sia Webb, infatti, sono telescopi spaziali, ma differiscono fra loro. Hubble vede la luce ultravioletta, la luce visibile e una piccola fetta di infrarossi, mentre Webb guarda principalmente l’universo a infrarossi.

Webb, che è 100 volte più potente di Hubble, può scrutare oggetti la cui luce è stata emessa più di 13,5 miliardi di anni fa, cosa che Hubble non aveva proprio nelle corde, ma questo anche perché questa luce è stata spostata nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso che Webb è specificamente progettato per rilevare.

L’istantanea di James Webb, comunque, regala altre delizie, come linee ondulate che sembrano lava, causate dagli astri appena nati, che lanciano periodicamente getti che si scontrano con le nubi di materiale circostante. Come i tentacoli di gas lunghi anni luce. Non c’è nessuna galassia all’interno della vista, almeno secondo quanto ribadito dalla NASA.

La fotocamera a infrarossi vicini di Webb ha catturato l’immagine utilizzando speciali filtri. È stato quindi colorato artificialmente per far risaltare le sue caratteristiche specifiche.

L’immagine nel vicino infrarosso di Webb, sulla destra, penetra attraverso dense nubi di polvere e gas e mostra gli stessi pilastri rossi dei luminosi siti di nascita di nuove stelle. La luce rossastra proviene dalle energetiche molecole di idrogeno, prodotte durante le espulsioni di materiale e le collisioni che avvengono all’interno di queste colonne di gas.

E’ mancata la classica ciliegina sulla torta. Webb, infatti, non è riuscito a catturare ciò che si trova al di là delle le nubi, mancano le galassie sullo sfondo, a causa del mezzo interstellare, che impedisce di vedere più in profondità. Ci riproverà la prossima volta, questa è una certezza.

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