La corte di Washington ha incriminato l’ex spin doctor di Donald Trump per aver oltraggiato il Congresso. Dovrà pagare anche una multa.
Bannon è dei personaggi di spicco della destra radicale statunitense, ma ha espanso la sua influenza anche in Europa.
Ancora guai giudiziari per Steve Bannon, 68 anni, uno dei principali esponenti della destra americana e ex consigliere di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America. L’ex stratega della Casa Bianca è stato condannato infatti a quattro mesi per oltraggio al Congresso.
Bannon aveva rifiutato di testimoniare e fornire documenti nell’indagine sull’assalto al Campidoglio. Oltre alla condanna dovrà anche pagare una multa. L’ex direttore della campagna elettorale di Trump dovrà versare 6.500 dollari. Una cifra comunque sensibilmente inferiore ai 200 mila dollari richiesti dai procuratori del Dipartimento di Giustizia.
Per ora il guru della alt-right statunitense non finirà però in gattabuia per non aver testimoniato davanti alla Commissione che indaga sui fatti di Capitol Hill. In attesa dall’appello Bannon resterà a piede libero. Fino ad allora la pena sarà sospesa, ha spiegato il giudice Carl Nichols. L’ex stratega del tycoon non dovrà scontare la pena finché non sarà giunto a conclusione il processo d’appello.
Respinta la linea difensiva di Bannon
Per Bannon l’accusa aveva richiesto 6 mesi di reclusione e 200 mila dollari di multa. Il giudice invece gli ha imposto una multa di 6.500 dollari e una pena detentiva minore. Una pena comunque superiore al minimo obbligatorio di un mese per genere di reato che viene perseguito raramente. Se Steve Bannon venisse effettivamente mandato in prigione, sarebbe la prima persona in oltre mezzo secolo a dover scontare una pena detentiva dopo aver sfidato un mandato del Congresso.
Respinta su tutta la linea della difesa di Bannon che contestava l’esistenza di una sentenza minima obbligatoria. Inoltre sosteneva che l’ex direttore di Breitbart News non avesse “nulla di cui scusarsi“, come ha detto l’avvocato David Schoen, perché “non c’è nulla da punire“. La tesi della difesa è che Bannon avrebbe soltanto difeso i valori e le istituzioni americane. La difesa ha anche cercato di appigliarsi al fatto che Bannon – che ha lavorato alla Casa Bianca per meno di un anno dall’inizio dell’amministrazione – avrebbe goduto ancora della protezione del privilegio esecutivo.
Di tutt’altro avviso però il giudice Nichols, che ha rimarcato, come aggravante, il fatto che Bannon “non ha mostrato nessun rimorso” per il suo comportamento nei confronti del Congresso, definendo “grave” la sua mancata collaborazione con l’inchiesta della Camera sui fatti del 6 gennaio, col rifiuto di prestare testimonianza e di consegnare i documenti richiesti. Era stato convocato dalla commissione per aver svolto un ruolo centrale nell’organizzazione delle proteste e del comizio di Trump poi terminati nell’assalto al Congresso.