Le traduzioni online, sono un po’ così. Aiutano certamente, ma spesso bisogna tradurre una traduzione, fin troppo letterale. Anche sui social, stesso discorso: bene, bene, ma non benissimo. Così Meta ha deciso di alzare l’asticella.
Il colosso californiano che fa capo a Mark Zuckerberg annuncia il primo sistema di traduzione vocale basato sull’intelligenza artificiale per una lingua non scritta. Finalmente potremmo avere un traduttore universale all’altezza della situazione.
In questo contesto va inserito l’annuncio ufficiale del progetto Universal Speech Translator (UST), che mira a creare sistemi di intelligenza artificiale in grado di consentire la traduzione vocale in tempo reale in tutte le lingue, anche quelle parlate ma non comunemente scritte.
La traduzione artificiale del parlato è una tecnologia di intelligenza artificiale (AI) in rapida evoluzione. Inizialmente creata per favorire la comunicazione tra persone che parlano lingue diverse, questa tecnologia di traduzione vocale (S2ST) ha trovato la sua strada in diversi domini. Ad esempio, i conglomerati tecnologici globali stanno ora utilizzando S2ST per tradurre direttamente documenti condivisi e conversazioni audio nel Metaverso.
Al Cloud Next ’22 della scorsa settimana, Google ha annunciato il proprio modello di traduzione di intelligenza artificiale vocale, “Hub di traduzione“, utilizzando API di traduzione cloud e traduzione AutoML. Google chiama, Meta risponde.
“Meta AI ha creato il primo traduttore vocale che funziona per lingue principalmente parlate anziché scritte. Lo stiamo rendendo open source in modo che le persone possano usarlo per più lingue“. Così parlò un euforico Mark Zuckerberg, cofondatore e CEO di Meta.
Secondo Meta, il modello Universal Speech Translator è il primo sistema di traduzione vocale basato sull’intelligenza artificiale per la lingua non scritta Hokkien, una lingua cinese parlata nel sud-est del paese, a Taiwan e da molti asiatici, nella diaspora cinese in tutto il mondo.
Il sistema consente ai parlanti hokkien di tenere conversazioni con gli anglofoni, un passo significativo verso l’abbattimento della barriera linguistica globale e l’unione delle persone ovunque si trovino, anche nel Metaverso. Ovviamente, il nuovo paradiso per Mark Zuckerberg.
Non una notizia di poco conto, dal momento che, a differenza del mandarino, dell’inglese e dello spagnolo, che sono sia scritti che orali, l’hokkien è prevalentemente verbale.
Meta afferma che i modelli di traduzione dell’IA di oggi si concentrano su lingue scritte ampiamente parlate e che oltre il 40% delle lingue principalmente orali non è coperto da tali tecnologie di traduzione. Il progetto UST, invece, si basa sui progressi condivisi da Zuckerberg durante l’evento AI Inside the Lab dell’azienda tenutosi, dello scorso febbraio, sulla ricerca di traduzione vocale universale di Meta AI per lingue non comuni online.
Per creare UST, Meta AI si è concentrata sul superamento di tre sfide critiche del sistema di traduzione: ha affrontato la scarsità di dati acquisendo più dati di formazione in più lingue e trovando nuovi modi per sfruttare i dati già disponibili. Non solo.
E’ riuscita a superare le sfide di modellazione che sorgono man mano che i modelli crescono per servire molti più linguaggi. E ha cercato nuovi modi per valutare e migliorare i suoi risultati. Ora vedremo la prova più importante, l’esame davanti a uno, e più, utenti.
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