La Finlandia costruirà un muro anti migranti al confine con la Russia. Senza provocare finora particolari reazioni da parte di Bruxelles.
Quando la geopolitica prevale nettamente sui valori di “inclusione” e “accoglienza” innalzati come vessilli dalle forze politiche progressiste.
Un muro anti migranti in Europa. Non una novità in sé. Pensiamo a quello tirato su nel 2015 dall’Ungheria sul confine con Serbia e Croazia o a quello iniziato a gennaio dalla Polonia sul confine con la Bielorussia. Per non parlare della richiesta di 12 Paesi dell’Unione che un anno fa avevano chiesto alla Commissione europea di adottare una soluzione “alla Trump”: un muro anti migranti come quello tra Usa e Messico.
La novità consiste nel fatto che stavolta a costruire la barriera anti profughi non è un governo “reazionario” come hanno fama di essere quelli di Orban e Duda. No, questa volta la barriera contro i migranti la costruirà un governo “progressista”: quello della Finlandia, guidato dalla giovane premier socialdemocratica Sanna Marin.
Il muro correrà per 250 chilometri lungo il confine con la Russia. Allo scopo, ha spiegato la 36eenne premier, di assicurare «un adeguato controllo delle frontiere negli anni a venire». Il progetto gode di un ampio consenso bipartisan, ha spiegato Sanna Marin, trasversale a maggioranza e opposizione.
Ma finora, a differenza di quanto accaduto col muro ungherese, dall’Unione europea non sono arrivate critiche o contestazioni al piano finlandese. E così quello che è sempre stato uno dei cavalli di battagli della destra populista – il presidio dei confini anche a costo di tirar su muri – è diventato un “valore comune” anche in un Paese a guida socialdemocratica e ultra progressista.
Anche in questo caso, la reazione finlandese si spiega con gli “effetti collaterali” della guerra tra Russia e Ucraina. Il muro anti migranti appare ai finlandesi una sorta di “difesa preventiva” dalla minaccia di una guerra ibrida da parte di Mosca, coi flussi di migranti usati come arma destabilizzatrice. Helsinki teme il ripetersi di una situazione analoga a quella accaduta lo scorso anno a Polonia e Lituania, con i profughi sguinzagliati dai bielorussi (alleati di ferro del Cremlino). Helsinki teme che Putin possa spingere verso la Finlandia mass di migranti per mettere in difficoltà il Paese come aveva fatto con Polonia e Lituania.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, lo scorso 24 febbraio, in Finlandia sono giunti oltre 40 mila russi. Dopo la mobilitazione parziale annunciato il 21 settembre da Putin, le autorità finlandesi hanno vietato l’entrata nel Paese ai “turisti russi” temendo che potessero mettere a rischio la sicurezza interna. Pochissime le eccezioni: dissidenti, studenti, ricongiungimenti familiari.
Il piano del muro è pensato per agevolare i controlli alla frontiera. Via libera dunque a una recinzione metallica sormontata dal filo spinato, a sensori e telecamere di sorveglianza disseminati lungo il lato Sud del confine con la Russia. Solo una porzione (un quinto) degli oltre 1.300 chilometri di frontiera, dalla Norvegia al mar Baltico. È considerato il tratto più “caldo” nell’ottica una possibile “migrazione di massa” proveniente dall’Est.
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