La donna di 37 anni ha sempre negato di aver dato un qualche genere di sostanze alla propria figlia. Tuttavia, l’accusa di omicidio volontario è già caricata da due aggravanti
Gli investigatori avevano già rinvenuto una boccetta contenente ansiolitico vicino alla culla della piccola Diana Pifferi, e adesso, le indiscrezioni sui risultati delle analisi tossicologiche (per cui i consulenti hanno fatto richiesta di una proroga di un mese) avvalorano il ritrovamento di tranquillanti nella salma della piccola di soli 18 mesi, deceduta di stenti dopo essere stata abbandonata sola in casa per sei giorni dalla madre Alessia, 37 anni, indagata per ipotesi di delitto volontario.
Dalla prigione, fino ad ora Pifferi ha sempre negato di aver dato sostanze a sua figlia, tranne delle gocce di paracetamoli, e quindi anche l’indiscrezione sui risultati tossicologici dovrà essere sottoposta a ulteriori valutazioni quando arriveranno gli esiti ufficiali, per capire in che zone del corpo sarebbero state individuate queste tracce e soprattutto in che quantità, così da rendersi conto se possa essere stata una traccia inghiottita dalla bambina oppure, una possibile contaminazione da prodotti utilizzati dalla 37enne.
I risultati dei rilievi andranno ad avere un impatto anche sulla ricostruzione della vicenda. Per il momento, tuttavia, non ci sarebbe neppure necessità dell’aspetto tossicologico, in quanto comunque la donna rischierebbe i 30 anni: le viene infatti contestato l’omicidio volontario, senza premeditazione, tuttavia caricato da due aggravanti, ossia l’aver agito all’interno del rapporto genitoriale e per futili motivi.
Il massimo obiettivo nell’ambito della difesa potrebbe essere quello di arrivare a scendere alla contestazione del reato di maltrattamenti, ossia decesso del maltrattato in conseguenza di un evento non voluto da colui che ha maltrattato, e la pena in quel caso sarebbe da 12 a 24 anni, evitandole dunque l’ergastolo.
Ci sarà un incontro tra consulenti delle parti per decidere il programma dell’incidente probatorio nell’appartamento di Alessia Pifferi. In seguito, il prossimo 31 gennaio, gli esiti dell’incidente probatorio dovrebbero essere dibattuti dalle parti nel corso dell’udienza di fronte al gip.
La settimana scorsa, Alessia Pifferi, come riporta il suo legale, avrebbe «chiesto una foto della bambina da tenere in carcere. È in difficoltà perché nella sua mente si sta schiarendo la storia. Sta cominciando ad elaborare. Comunque, in qualche modo vedrà i nostri consulenti per gli esami neuroscientifici».
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