In pensione a 55 anni? Per l’Inps si può fare, ma solo per alcuni

Andare in pensione a 55 anni? Per l’Inps alcuni lavoratori possono farlo. Ma non tutti: la possibilità riguarda infatti solo alcune categorie di lavoratori.

Chi ha computo 55 da poco e non vede l’ora di godersi una meritata pensione dovrà però soddisfare determinati requisiti. Quali sono e di cosa si tratta?

L’attuale assetto previdenziale, ricorda Il Giornale, prevede la cosiddetta “Quota 41 precoci”, da non confondere con la “Quota 41” sul tavolo delle opzioni della maggioranza di centrodestra. Una ipotesi sostenuta soprattutto dalla Lega (FdI punta più sulla cosiddetta “Opzione Uomo”) che vorrebbe superare la legge Fornero e estendere a tutti i lavoratori la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi (anziché 42 anni e 10 mesi, un anno le meno per le donne), magari con una soglia di età.

Nel caso della “Quota 41 precoci”, spiega sempre Il Giornale, stiamo parlando di una possibilità già prevista dall’ordinamento italiano. Il pensionamento a 55 anni è previsto per i lavoratori precoci che hanno versato 41 anni di contributi e hanno cominciato a farlo almeno dodici mesi prima di compiere 19 anni (estesa a 14 anni). Ma non basta rientrare in questa categoria per essere automaticamente idonei a presentare la domanda di pensionamento. Possono farla soltanto i lavoratori che hanno svolto lavori pesanti o notturni, chi ha una disabilità pari o superiore al 74% e i caregiver che assistono da almeno sei mesi un familiare (fino al secondo grado di parentela) o un coniuge con una grave disabilità.

Sono queste le uniche categorie di persone a poter andare in pensione a 55 anni. A tutti gli altri, invece, non resterà che attendere l’età minima per il pensionamento. Infatti non è possibile lasciare il lavoro prima.

Il capitolo degli invalidi e dei disabili

Quota 41 precoci offre anche la possibilità di andare in pensione a 55 anni avendo versato contributi per 30 anni. Ma solo nel caso in cui il richiedente possa dimostrare di versare in una grave condizione di invalidità.

Nel caso delle persone invalide invece il periodo di contribuzione richiesto è di soli cinque anni, tre dei quali maturati nell’ultimo lustro lavorativo. Indispensabile inoltre il rilascio di un accertamento sanitario che attesti la loro oggettiva difficoltà a portare avanti  la propria attività professionale. Le lavoratrici donne non vedenti di 55 anni potrebbero invece chiedere il pensionamento anticipato con 10 anni di contributi e un’invalidità pensionabile (da non confondere con quella civile) almeno dell’80%.

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