Muore a 16 anni, uccisa di botte: si era rifiutata di cantare l’inno pro-Khamenei

Muore a 16 anni, uccisa di botte, perché si era rifiutata di cantare l’inno pro-Khamenei: giunge oggi la notizia della scomparsa di Asra Panahi. 

Continuano le proteste nella città di Ardabil, nel nord dell’Iran, che alimentano la scia innescata a metà settembre dalla morte di Mahsa Amini. Proprio in una delle ultime dimostrazioni, a perdere la vita sarebbe stata anche una studentessa di 16 anni, Asra Panahi. La ragazzina, riporta il Guardian, sarebbe morta in ospedale a seguito delle ferite riportate dopo che le forze di sicurezza hanno represso con la violenza una manifestazione organizzata nella sua scuola.

Muore a 16 anni, uccisa di botte si era rifiutata di cantare l'inno pro-Khamenei - meteoweek.com
Muore a 16 anni, uccisa di botte si era rifiutata di cantare l’inno pro-Khamenei – meteoweek.com

Appena pochi giorni fa, in data 13 ottobre, il liceo femminile Shahed è stato infatti perquisito dalle autorità, dopo che le alunne si erano rifiutate di cantare un inno pro-Khamenei, protestando contro il governo. Durante le operazioni, molte delle giovani studentesse sarebbero rimaste ferite, con alcune di loro portate d’urgenza in ospedale. Tra queste, anche la 16enne Panahi. Giunge oggi però la notizia del suo decesso, avvenuto nella giornata di venerdì 14 ottobre, per via delle ferite riportate durante la repressione.

Uccisa di botte la 16enne iraniana Asra Panahi

Secondo quanto viene riportato da Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, pare che dall’inizio delle proteste sarebbero rimasti uccisi ben 23 ragazzini. “La Repubblica islamica ha l’obbligo di proteggere il diritto alla vita dei bambini in qualsiasi circostanza, e di rispettare e proteggere il loro diritto alla libertà di espressione e alla protesta pacifica”, ha incalzato Shamdasani in una nota ufficiale.

L’ultima a perdere la vita è stata la 16enne iraniana Asra Panahi, massacrata di botte dalle autorità perché rifiutatasi di cantare un inno pro-Khamenei. Come spiega il Guardian, a riportare la notizia è stato il Coordinating Council of Iranian Teachers’ Trade Associations. Secondo l’associazione, il 13 ottobre le forze di sicurezza avrebbero fatto irruzione in una scuola femminile ad Ardabil, nel nord-ovest della Repubblica islamica, obbligando le studentesse a cantare inni patriottici. Alcune di loro si sarebbero rifiutate, e per questo sarebbero stare brutalmente aggredite e picchiate. Mentre alcune di loro sono finite in ospedale, altre sono poi state infine arrestate.

La 16enne sarebbe morta il giorno dopo il pestaggio a causa delle gravi ferite riportate. Una notizia, questa, che ha scatenato la reazione dei manifestanti, che continuano a gran voce a protestare in tutto il Paese alimentando la scia di dimostrazioni avviata a metà settembre dalla morte di Mahsa Amini. Dal canto loro, però, le autorità avrebbero negato qualsiasi responsabilità delle forze di sicurezza nella morte di Pahani. Addirittura, pare che un uomo si sia presentato pubblicamente in tv come lo zio della 16enne, spiegando che l’adolescente sarebbe in realtà morta per un difetto congenito al cuore. Dal canto loro, i manifestanti iraniani si rivolgono al mondo Occidentale, lanciando un appello molto importante: anche in Iran c’è bisogno dello stesso supporto e della stessa solidarietà che i Paesi stanno mostrando nei confronti dell’Ucraina.

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