Un madre e i suoi due bambini rischiavano di dover uscire a breve dalla struttura che li ospitava temporaneamente.
Una situazione temporaneamente tamponata grazie all’intervento e al blitz del sindacato, ma tutt’altro che risolta.
Mamma e figli piccoli rischiavano di finire sulla strada dal 21 novembre, cioè da quando avrebbero dovuto sloggiare dalla struttura temporanea che era stata messa a loro disposizione dal Comune di Milano. Una eventualità per ora scongiurata dall’occupazione dell’Assessorato al Welfare del Comune. Decisivo l’intervento del sindacato Usb che da tempo segue la famiglia. Attraverso Valerio Calzone, il sindacato ha fatto sapere all’AGI che la segreteria dell’Assessorato ha garantito entro oggi la proroga fino a giugno. Ma il problema non è stato che rimandato, fa osservare il sindacalista oggi presente negli uffici di via Sile assieme alla madre per chiedere di risolvere la situazione.
È la storia di una famiglia smembrata perché ha difficoltà a pagare un affitto. “La loro è una storia simile a quella di tante famiglie che ancor più negli ultimi tempi e anche con doppia busta paga non riescono a sostenere un alloggio a Milano”, spiega Calzone. “Nel 2017 sono stati sfrattati perché non erano più in grado di pagare l’affitto e da allora si sono dovuti dividere: il padre si paga un posto letto e la mamma, coi figli di 10 e 5 anni, stanno in un’abitazione nell’ambito di un progetto di Residenzialità sociale temporanea”.
In più occasioni in questi anni hanno fatto domanda per avere un alloggio popolare. Ma senza alcun successo. Il motivo di questo insuccesso sta nella scarsità di alloggi popolari per famiglie di 4 persone a Milano (“pochissimi”, spiega il sindacalista Usb).
Impraticabili le soluzioni alternative
Padre e madre, originari del Marocco, vivono regolarmente in Italia da una decina di anni. Sono “molto ben integrati” e lavorano entrambi senza chiedere il reddito di cittadinanza (“non possiedono i requisiti per chiederlo”).
Malgrado ciò, non riescono a trovare una casa e tra poco sarebbero finiti per strada. Impraticabile anche la soluzione degli ostelli e alberghi convenzionati suggeriti dal Comune. Il costo per la famiglia sarebbe proibitivo: “Sarebbero costati 60 euro al giorno a persona, una retta impossibile”, sottolinea Calzone (circa 1.800 euro al mese).
Tanto più che vivere in luoghi separati, oltre alle facilmente intuibili difficoltà sotto il piano affettivo e piscologico, “ha comportato ulteriore spese, non potendo dividere per esempio i costi alimentari e richiedendo un ulteriore esborso al padre”.
Usb ha dunque chiesto agli Assessorati al Welfare e alla Casa di riunire al più presto un tavolo per affrontare l’emergenza abitativa “con provvedimenti urgenti per evitare che persone rientrate in percorsi di aiuto, come questa famiglia, finiscano in un vicolo cieco vanificando lo sforzo del Comune di assisterle e non andando incontro alla fragilità economiche che si prolungano nel tempo”.